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Laturo e il sogno dell’ecovillaggio senza strada
Storieabruzzesi.it vi segnala il caso di Laturo, un borgo abbandonato (come tanti) nel comune di Valle Castellana, in una una zona sperduta fra Marche e Abruzzo. L’ultima famiglia abbandonò il villaggio alla fine degli anni Settanta. Ora un gruppo di ambientalisti, capitanati da un insegnante di ginnastica con la passione per l’escursionismo, ha deciso di riportarlo alla vita per farne un ecovillaggio senza strada, forse il primo in Italia di questo genere.
L’obiettivo è salvare le case, ormai in rovina, e la piccola chiesa, oltre ai resti di un’architettura antica (come i classici gafii, balconi di origine longobarda).
Sono già due anni che il gruppo di amici festeggia il Natale nel borgo abbandonato.
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«L’attore è il sacerdote delle nostre debolezze»
È uno dei pochi teramani che, a soli 42 anni, può vantare già un proprio profilo su Wikipedia. È attore, per scelta ma anche per vocazione, uno dei più apprezzati tra quelli che calcano i palcoscenici italiani.
Lo abbiamo incontrato per capire due o tre cose che poco hanno a che vedere con la sua carriera. Ha appena finito “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini. Riprenderà a recitare il 26 febbraio, a Bologna, nell’Antigone del regista partenopeo Luca De Fusco (un Antigone dei nostri giorni, che stacca i tubi di un malato terminale collegato da tredici anni a un respiratore), e sempre con De Fusco debutterà a giugno al Napoli Teatro Festival nello spettacolo “Antonio e Cleopatra”, nella parte dell’antagonista di Antonio, Cesare Ottaviano.
Licenziata per un panino, il giudice le dà torto
Licenziata in tronco per aver mangiato un panino preparato con prodotti prelevati dallo scaffale durante l’orario di servizio. Il giudice del lavoro ha dato ragione all’azienda e così una donna di cinquant’anni, sposata e con figli, impiegata in un supermercato di Giulianova (Teramo), ha perso per ora la speranza di riottenere il posto di lavoro che occupava da quattordici anni con mansioni di addetta alle vendite. A respingere il ricorso presentato dai suoi avvocati, Gabriele Rapali e Sigmar Frattarelli, è stato il giudice del lavoro del tribunale di Teramo, Alessandro Verrico.
Si gioca un patrimonio per sfuggire al Parkinson
Gratta e vinci, videopoker, Lotto e Superenalotto, scommesse sportive e slot machine. Mario S., pensionato romano di 72 anni, ex operatore della Rai addetto al montaggio, vedovo e affetto da morbo di Parkinson, in quattro anni ha tentato la sorte in ogni modo. Ha buttato al vento quasi centomila euro. Poi, per pagare i debiti, ha messo in vendita la casa. Ha smesso di giocare così come aveva iniziato, improvvisamente, dopo aver interrotto l’assunzione di un farmaco contro il Parkinson a base di pramipexolo. Sarebbe stato proprio il medicinale – dicono i suoi legali – a farlo diventare un giocatore d’azzardo patologico.
La disavventura ha segnato profondamente Mario. Il rapporto con la donna che amava è finito, così come la sua vita sociale a Tagliacozzo, in provincia dell’Aquila, dove si era trasferito dopo la pensione. Oggi risiede a Roma con la figlia e il genero. Ha intentato una causa contro la ditta che produce il farmaco e i medici della Asl che glielo hanno prescritto (i quali, chiamati in causa, hanno respinto ogni addebito). Da più di tre anni attende che il giudice si pronunci.
Melozzi, il compositore che chiama arte la politica
Storieabruzzesi.it incontra Enrico Melozzi, compositore pluridecorato con il pallino della politica, e aggiunge un altro ritratto alla personale galleria di personaggi abruzzesi che contribuiscono a rendere grande l’Abruzzo. Eccovi il resoconto di una chiacchierata semifilosofica.
Enrico Melozzi musicista o artista?
«Sono sicuramente un musicista. La cosa certa è che mi esprimo e vivo grazie alla musica, principalmente. Quanto all’artista, direi che è un concetto aperto. Io considero artisti persone che magari nulla hanno a che fare con l’arte intesa come arte figurativa, poesia, cinema o altre arti che definiamo classiche. Magari un muratore tecnicamente bravo è anche un grande artista, perché l’amore e l’energia che mette nel costruire un muro sono più di un semplice fatto tecnico. E sono pronto a chiamarlo artista se lo riconosco tale. Io preferisco più definirmi un artigiano in quello che faccio, lascio agli altri la scelta di definirla o meno arte».
«Siete buddisti? Niente licenza edilizia»
A Castelli, centro ceramico conosciuto in tutto il mondo, è guerra tra una piccola comunità di buddisti fedeli all’insegnamento del maestro vietnamita Thic Nhat Hanh e l’amministrazione comunale. Lo scontro ruota intorno a un progetto di ampliamento edilizio favorito dalla precedente giunta e ostacolato da quella nuova. Il sindaco, Enzo De Rosa, vorrebbe revocare la variante urbanistica con cui sono state concesse le prime autorizzazioni alla fondazione Avalokita, che rappresenta gli interessi della comunità.
Così è scoppiato un caso che alcuni non esitano a definire d’intolleranza religiosa, anche se il primo cittadino non ci sta a sedere sul banco degli imputati. «Semplicemente non ravvisiamo l’interesse pubblico», si affretta a precisare, annunciando esposti alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica contro le licenze concesse dalla precedente amministrazione.
«Salvatore condannato in un deserto probatorio»
«L’ergastolo è una pena smisurata rispetto al deserto probatorio della sentenza, il giudice ha condannato con il dubbio quando invece con il dubbio si assolve». Sono i primi commenti che Valter Biscotti, Nicodemo Gentile e Federica Benguardato, legali di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto nei pressi di Ripe di Civitella, hanno rilasciato ai giornalisti nel corso della conferenza stampa convocata lunedì mattina a Teramo.
Gli avvocati hanno parlato per oltre un’ora approfondendo i contenuti del provvedimento con il quale, al termine del rito abbreviato, il gup Marina Tommolini ha comminato a Parolisi la massima pena prevista dal codice penale.
«Sesso negato: per questo è stata uccisa Melania»
Lui si sarebbe avvicinato per fare sesso e la moglie lo avrebbe rifiutato, scatenando la furia omicida del marito. Un delitto d’impeto, maturato nell’ambito di un rapporto divenuto «impari» a causa della figura dominante di lei e dell’enorme frustrazione provata dal marito. Queste, in sintesi, le motivazioni della sentenza con cui il Gup del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, ha condannato all’ergastolo il caporalmaggiore Salvatore Parolisi per l’omicidio di Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto a Ripe di Civitella (Teramo).
E proprio il boschetto sarebbe stato il teatro del raptus, dunque di un gesto assai poco calcolato, che avrebbe spinto Parolisi ad uccidere.
Piccola grande carità nata per amicizia
Di seguito pubblichiamo l’intervista realizzata da “Cuore volontario”, periodico del Centro Servizi per il volontariato di Teramo, al fondatore e presidente del Banco di solidarietà di Teramo, Mauro Ettorre, da oltre dieci anni impegnato nel sostegno alle famiglie teramane più bisognose. Una “storia” che sa di avventura nata quasi per caso…
Banco di solidarietà Onlus Teramo, quando è nata l’associazione?
È nata in modo informale nel 1998, poi si è costituita formalmente nel 2001.
Se il caffè teramano lo sorseggiano in Giappone
“Unindustria”, magazine di Confindustria Teramo, ha incontrato i fratelli Silvestro ed Emilio Marcozzi, contitolari dell’azienda “Marcafè,” nella nuova sede dell’azienda, lungo la statale 80 tra Mosciano e Giulianova. All’interno della nuova sede, modernissima e dotata delle più avanzate tecnologie, è il profumo del caffè a colpire l’attenzione.
Quando inizia la storia della vostra azienda?
S.M. «La storia dell’azienda inizia nel 1948. Il nonno, Silvestro Marcozzi, gestiva al centro di Teramo un ingrosso di generi alimentari all’interno del quale, per andare incontro alle esigenze dei clienti, decise di installare una piccola macchina per fare il caffè. Nostro padre Vittorio proseguì l’opera del nonno, tranne che nel periodo in cui fondò e gestì a Tortoreto un’azienda metallurgica, la M+M, che alla fine degli anni Sessanta era già molto strutturata. Esportava all’estero, anche a Singapore, e contava ben 100 operai».