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«Il Vate? Potrebbe essere il testimonial dell’Abruzzo»
Enrico Di Carlo è un giornalista, dunque un collega. Ed è anche uno studioso esperto di Gabriele d’Annunzio, di cui ha pubblicato vari volumi. Due circostanze che ignoravo quando, esattamente venti anni fa, mi aggiravo tra gli scaffali della biblioteca dell’università di Teramo (dove il nostro lavora) a caccia di manuali di diritto penale, criminologia, medicina legale e bioetica.
Ma erano altri tempi e le piacevoli chiacchierate che, nelle rare pause del tour de force per discutere la mia tesi di laurea (relatore, il grande prof Guglielmo Marconi), facevo con Enrico non si tramutarono mai in un’intervista. Rimedio. Ora.
«Da Boston dico grazie al prof del liceo»
«Quando papà all’improvviso morì, la situazione si fece complicata dal punto di vista economico. E mia mamma, che già manteneva mio fratello all’università, pensò per me un futuro da parrucchiera visto che il lavoro nei campi sarebbe stato troppo duro. Ringrazio quel professore che insistette perché io potessi proseguire gli studi. Lo vorrei incontrare di nuovo, non so neanche dove sia». A rievocare i ricordi drammatici e belli della propria adolescenza è Gigliola Staffilani, 49 anni, figlia di una famiglia di contadini di Villa Rosa di Martinsicuro, un paesino della costa abruzzese al confine con le Marche. Oggi è professore ordinario di matematica pura al Mit di Boston, l’unica italiana ad insegnare una materia così complessa in uno dei sacri templi della scienza dei numeri.
«Il Medioevo, un’età piena di luci e colori»
Berardo Pio, teramano, professore associato di Storia medievale all’Università di Bologna, è una di quelle persone che si fanno notare non perché sgomitano ma perché svolgono silenziosamente il proprio lavoro. In questo caso, si sa, il riconoscimento delle qualità straordinarie di una persona avviene più lentamente agli occhi dei più ma, quando accade, suscita piacevoli sorprese. Io ho avuto la fortuna di conoscere il professor Pio, che a 49 anni è tra i più apprezzati studiosi del Medioevo in Italia, già venti anni fa. Ero agli inizi del mio percorso professionale e “sgomitavo” – io sì – per rintracciare notizie da proporre alla redazione. Berardo Pio, all’epoca, era impegnato a Teramo sia sul fronte politico (era coordinatore provinciale del Pri) sia su quello culturale (era segretario di Italia Nostra). Ecco il risultato della nostra chiacchierata.
«La ricerca mi aiuta a tenere viva la speranza»
Daniela Di Giacomo, 38 anni, teramana, biologa. Ha lavorato anche in Francia e da poco ha vinto per la seconda volta consecutiva una delle borse messe a disposizione in Italia dalla Fondazione Veronesi per la ricerca contro il cancro. Ogni giorno parte alla volta dell’Aquila dove, presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università, conduce la quotidiana battaglia contro il male che le ha portato via entrambi i genitori, mamma Franca e papà Giacomo. Era quest’ultimo, dopo la morte della madre, a incoraggiarla a studiare: «Continua perché solo continuando si fa il pezzo», diceva. E Daniela è andata avanti, scegliendo consapevolmente l’oncologia molecolare come campo di attività. Oggi si occupa in particolare dei geni, chiamati BRCA1 e BRCA2, che sono responsabili della predisposizione ai tumori della mammella e dell’ovaio. Quelli da cui, con le sue scelte drastiche (l’asportazione dei seni e dell’ovaio) che fanno discutere, fugge l’attrice Angelina Jolie.
L’arte e la rivoluzione culturale pacifica di Appicciafuoco
Da bambino abitavo con la mia famiglia in via Stazio, palazzo Conocchioli, nel centro storico di Teramo. Sarà per questo che capisco lo scultore Marco Appicciafuoco, cresciuto a poche centinaia di metri di distanza, in via Cameli, all’incrocio con la circonvallazione, quando dice che il profilo della collina di fronte, con i suoi colori e i suoi tramonti tiepidi, lo affascinava tanto da sedurlo e solleticargli l’animo artistico. Classe 1970, amico personale di geni del calibro di Enzo Cucchi, Appicciafuoco mostra un lato umano timido che tradisce la potenza della sua capacità espressiva. Viene considerato vicino a quell’insieme di ricerche estetiche nominate “Transavanguardia” dal critico Achille Bonito Oliva. Il suo capolavoro sono i “Light Flowers”, opere dall’intrinseca luminosità (se così possiamo dire) che gli hanno regalato notorietà e fatto salire le quotazioni delle sue opere.
Estratta viva dalle macerie all’Aquila «Così mi sono liberata della paura»
Il sorriso contrasta con l’immagine che tutti conoscono di lei, rimasta sotto le macerie dell’Aquila per 23 ore e riapparsa come un miracolo il 7 aprile 2009. Marta Valente oggi ha 30 anni, lavora come ingegnere gestionale nel consorzio di imprese che governa in Abruzzo il Polo di innovazione dell’agroalimentare e guarda con ottimismo al futuro. La sua vita è serena. Ha imparato a scacciare gli incubi che la perseguitavano e seguito un corso di formazione per diventare «coach motivazionale», il professionista che aiuta gli altri a superare ostacoli e paure.
Cvetic: «Servono giovani che credano nell’agricoltura»
Marina Cvetic ama ripetere che «terra, vigne e cielo sono terapia di vita». Chi può darle torto? Pronunciata però dalla donna del vino, l’imprenditrice che più di tutte (e anche più di molti suoi colleghi maschi) in Abruzzo simboleggia il nettare che accompagna le nostre pietanze e si fonde con i sentimenti dell’anima, questa frase assume una valenza più profonda. Sarà perché la sua è una storia d’amore. Per un uomo, innanzitutto, e poi per il vino, la passione condivisa con lui per anni. Per amore Marina Cvetic seguì in Italia il suo futuro marito, Gianni Masciarelli, «un uomo geniale» (parole sue) che se n’è andato troppo presto. Era una ragazza. Oggi è una donna più consapevole che prosegue l’opera iniziata con il compagno, quotidianamente e con la stessa energia, come se quel legame non si fosse mai spezzato. L’abbiamo intervistata, siamo partiti dagli inizi.
Da Teramo a Singapore passando per il Giappone
C’è paese e paese. Ma di casa ce n’è una sola. C’è tuttavia chi, pur distinguendo i due concetti, si sente cittadino del mondo. E, privo di quella diffusa malattia che viene scambiata per attaccamento alle radici ma forse è più simile (banalmente) a uno stato di pigrizia mentale, va libero per il mondo perchè del globo intero e non di una parte di esso si sente a pieno titolo abitante. Uno di questi è Enrico Pelillo, un allegro e divertente professionista teramano che non ha avuto paura di aprire la propria mente quando di globalizzazione, soprattutto nel mercato del lavoro, non si parlava ancora. Lo abbiamo intervistato via facebook e così le sette ore di differenza a nostro svantaggio quasi non si sono avvertite.
Il teramano che allena i super campioni del basket
Conosco Giustino Danesi de Luca da quando eravamo al liceo. E lo ammiro per la sua ironia, la sua intelligenza e il carattere estroverso. All’epoca, però, ero molto più impressionato dalla grazia e dalla potenza con cui, nelle gare dei 110 ostacoli, superava le barriere. Giustino Danesi non è molto alto. E aveva (e ha) una muscolatura possente che, forse, poco si adattava alla sua specialità. Eppure, da ostacolista, sprigionava l’eleganza e la forza di un giaguaro. Una saetta micidiale, precisa e velocissima. Da molti anni sono più abituato a vederlo impegnato ai bordi del parquet con la sua Armani Milano. La forza. Il suo pallino.
Un milione per 13 interinali, le spese folli della TeAm
Mentre noi poveri mortali ci ingegniamo (o ci ingegnavamo) per portare avanti le nostre misere vite al ritmo della crisi, c’è (o c’era) chi, senza preoccuparsi delle conseguenze, punta (o puntava) dritto al risultato. Quale?
Senza avvertire la necessita di rimestare nel torbido calderone di un leit motiv così caro ai colleghi in questi tempi, ovvero la nostra cara immondizia, vale la pena di segnalare alcune spese folli della Teramo Ambiente Spa (TeAm), la società partecipata dal Comune di Teramo che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in questo e in altri comuni della provincia.
Dati che ci vengono segnalati e che, parendoci un’enormità, noi vi ri-segnaliamo.