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«Dell’Aquila non importa a nessuno, via il tricolore»
«Qui stiamo letteralmente crepando ma dell’Aquila non frega niente a nessuno». Parole del sindaco, Massimo Cialente, il quale lunedì ha annunciato di voler rispedire la fascia da primo cittadino al presidente della Repubblica e di aver ordinato a una squadra di operai dell’ente di rimuovere le bandiere tricolori da tutti gli edifici del Comune. Scuole comprese. Perché, ha detto nel corso di una conferenza stampa, lo Stato ha abbandonato L’Aquila.
Uno «Stato assolutamente insensibile, privo di solidarietà e del senso stesso dell’emergenza che stiamo vivendo, una disperazione che non finisce mai». Parole dure, come quelle messe nero su bianco nella lettera che lo stesso Cialente, con il sostegno dell’intera giunta, ha inviato al Capo dello Stato, al presidente del consiglio Enrico Letta e ai ministri interessati.
«Capotreno ferma il convoglio per fare la spesa»
Capotreno scende dal convoglio per fare la spesa al supermercato vicino alla stazione. E scatena la rabbia e l’indignazione dei pendolari in attesa di ripartire. Alcuni di loro, dopo aver appreso la causa del prolungarsi della sosta e aver visto con i propri occhi l’uomo tornare al lavoro con la busta in mano, hanno preso carta e penna e denunciato l’accaduto con una lettera aperta all’Ansa.
I fatti, secondo quanto si è appreso solo in questi giorni, si sono svolti lo scorso 8 aprile a Venafro, in provincia di Isernia, sul treno 2413 partito alle 17,35 da Roma Termini e diretto a Campobasso. Un episodio surreale, che ha costretto Trenitalia ad aprire un’indagine interna per verificare la vicenda e, contemporaneamente, ad annunciare provvedimenti nei confronti del capotreno se quanto segnalato dagli utenti troverà puntuale conferma.
Il sisma e i bambini. «Vorrei ricostruire Tempera…»
Un video per raccontare come i bambini aquilani sognano il loro futuro, cosa pensano della loro città e del terremoto che l’ha distrutta quattro anni fa, come giudicano l’informazione dei media al riguardo. Lo ha realizzato e diffuso in questi giorni il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) Abruzzo. S’intitola «I cartoni mi piacciono di più» e contiene una serie di interviste agli alunni delle scuole elementari Galileo Galilei di Paganica e di Capitignano, due delle frazioni dell’Aquila più colpite dal sisma.
Il video è nato da un’idea del presidente del Corecom Abruzzo Filippo Lucci ed è stato realizzato dal regista Marco Chiarini con la produzione tecnica di Riccardo Del Palazzo (Dmen). I bambini ricordano quei momenti terribili ma immaginano un futuro diverso. «Il mio sogno è diventare surfista», «Io vorrei fare il cantante», «Io voglio pattinare». Sembrano dichiarazioni simili a quelle che farebbero a quell’età tutti i bambini…
Il genio dello storyboard sbarca anche sul «Corriere»
Il genio dellostoryboard, la sceneggiatura disegnata che precede l’avvio delle riprese di un film, è italiano e si chiama Cristiano Donzelli. A lui si sono affidati registi del calibro di Martin Scorsese, Ridley Scott e Spike Lee. Ha collaborato con otto premi Oscar, tra scenografi, sceneggiatori e registi. Ultimamente è stato al fianco di Gabriele Salvatores in «Educazione siberiana», di Paul Haggis nelle riprese di «Third person» e dell’italiano Alessandro Siani ne «Il Principe abusivo».
Nato in provincia di Teramo, dove vive a due passi dal mare, Donzelli ha 43 anni ed è figlio di commercianti. Ha letteralmente bruciato le tappe della sua carriera dopo essersi trasferito negli Stati Uniti nel 1995. A dargli qualche buona dritta, prima della partenza, fu il disegnatore argentino Oscar Chichoni, autore delle copertine de «L’Eternauta», storica rivista di fumetti.
Casa dello studente, condannati quattro tecnici
«È stata fatta giustizia. Il processo ha accertato che il crollo è avvenuto a causa di una colpa umana e non per il terremoto. Oggi sappiamo che la responsabilità è di chi non ha saputo tutelare gli studenti ospitati nell’edificio». È il commento dell’avvocato Wania Della Vigna, legale di quattro dei ragazzi sopravvissuti al crollo della Casa dello studente, in via XX Settembre, a l’Aquila, uno dei luoghi-simbolo della maxi-inchiesta sul terremoto del 6 aprile 2009, dopo la lettura della sentenza che ha inflitto per quei fatti tre condanne a quattro anni di reclusione e una condanna a due anni e sei mesi.
È stato questo il verdetto emesso dal Gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, per il crollo dell’edificio che causò la morte di otto ragazzi e il ferimento di altri 19.
Licenziata per un panino, il giudice le dà torto
Licenziata in tronco per aver mangiato un panino preparato con prodotti prelevati dallo scaffale durante l’orario di servizio. Il giudice del lavoro ha dato ragione all’azienda e così una donna di cinquant’anni, sposata e con figli, impiegata in un supermercato di Giulianova (Teramo), ha perso per ora la speranza di riottenere il posto di lavoro che occupava da quattordici anni con mansioni di addetta alle vendite. A respingere il ricorso presentato dai suoi avvocati, Gabriele Rapali e Sigmar Frattarelli, è stato il giudice del lavoro del tribunale di Teramo, Alessandro Verrico.
«Siete buddisti? Niente licenza edilizia»
A Castelli, centro ceramico conosciuto in tutto il mondo, è guerra tra una piccola comunità di buddisti fedeli all’insegnamento del maestro vietnamita Thic Nhat Hanh e l’amministrazione comunale. Lo scontro ruota intorno a un progetto di ampliamento edilizio favorito dalla precedente giunta e ostacolato da quella nuova. Il sindaco, Enzo De Rosa, vorrebbe revocare la variante urbanistica con cui sono state concesse le prime autorizzazioni alla fondazione Avalokita, che rappresenta gli interessi della comunità.
Così è scoppiato un caso che alcuni non esitano a definire d’intolleranza religiosa, anche se il primo cittadino non ci sta a sedere sul banco degli imputati. «Semplicemente non ravvisiamo l’interesse pubblico», si affretta a precisare, annunciando esposti alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica contro le licenze concesse dalla precedente amministrazione.
«Salvatore condannato in un deserto probatorio»
«L’ergastolo è una pena smisurata rispetto al deserto probatorio della sentenza, il giudice ha condannato con il dubbio quando invece con il dubbio si assolve». Sono i primi commenti che Valter Biscotti, Nicodemo Gentile e Federica Benguardato, legali di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto nei pressi di Ripe di Civitella, hanno rilasciato ai giornalisti nel corso della conferenza stampa convocata lunedì mattina a Teramo.
Gli avvocati hanno parlato per oltre un’ora approfondendo i contenuti del provvedimento con il quale, al termine del rito abbreviato, il gup Marina Tommolini ha comminato a Parolisi la massima pena prevista dal codice penale.
«Sesso negato: per questo è stata uccisa Melania»
Lui si sarebbe avvicinato per fare sesso e la moglie lo avrebbe rifiutato, scatenando la furia omicida del marito. Un delitto d’impeto, maturato nell’ambito di un rapporto divenuto «impari» a causa della figura dominante di lei e dell’enorme frustrazione provata dal marito. Queste, in sintesi, le motivazioni della sentenza con cui il Gup del tribunale di Teramo, Marina Tommolini, ha condannato all’ergastolo il caporalmaggiore Salvatore Parolisi per l’omicidio di Melania Rea, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 in un boschetto a Ripe di Civitella (Teramo).
E proprio il boschetto sarebbe stato il teatro del raptus, dunque di un gesto assai poco calcolato, che avrebbe spinto Parolisi ad uccidere.
Vasto, trovata morta in casa con le mani legate
Stesa sul lettino in cucina, con il volto tumefatto, un fazzoletto in bocca per evitare che gridasse e le mani legate. L’hanno trovata così, Michela S., 73 anni, ormai priva di vita, all’interno della casa in cui viveva alla periferia nord di Vasto, in una zona poco frequentata della località abruzzese. A fare la macabra scoperta, intorno alle 8,30 di mercoledì mattina, è stato il fratello Antonio, il quale abita a poche centinaia di metri di distanza. Allarmato per non aver ricevuto notizie da lei e per aver trovato chiuso il cancello d’ingresso all’edificio, ha subito avvertito i vigili del fuoco. Mentre questi cercavano di aprire il cancello, l’uomo ha raggiunto da solo il primo piano con una scala esterna e, dopo aver rotto la finestra, è entrato in casa trovando la sorella in quelle condizioni e l’appartamento a soqquadro.
Sul posto sono arrivati i carabinieri della stazione locale e il procuratore della Repubblica di Vasto, Francesco Prete, insieme ai sostituti procuratori Enrica Medori e Giancarlo Ciani, al medico legale Pietro Falco e alla polizia scientifica.