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Stupro di gruppo, quattro indagati
«Stuprata selvaggiamente da uno o più uomini che volevano provare una pratica estrema». È questa una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti che stanno cercando di dare una spiegazione all’episodio di presunta violenza accaduto nella notte tra sabato e domenica, all’uscita della discoteca Guernica, nel comune di Pizzoli. Vittima una ragazza ventenne di Tivoli che studia all’università dell’Aquila.
Nel frattempo sono già trapelate le prime indiscrezioni a proposito dell’iscrizione sul registro degli indagati dei quattro giovani sospettati a vario titolo del grave fatto. Innanzitutto il giovane militare campano, appartenente al 33° Reggimento artiglieria dell’Aquila, che è stato trovato vicino al punto in cui la studentessa giaceva svenuta e che ha ammesso l’atto sessuale dicendo però che lei era consenziente, quindi altri due commilitoni, uno campano e l’altro aquilano, e infine la fidanzata di quest’ultimo. L’età dei quattro oscilla tra i 20 e i 22 anni.
Orrore a Pizzoli: stupro all’uscita della discoteca
La sua spensieratezza si è spenta nel parcheggio antistante una discoteca di Pizzoli, in provincia dell’Aquila, a una temperatura che da quelle parti e di questi tempi scende ben al di sotto dello zero, intorno alle 3.30 di notte. Una ragazza di vent’anni è stata stuprata in «maniera selvaggia». E ora è ricoverata all’ospedale San Salvatore del capoluogo abruzzese, in condizioni gravi anche se non in pericolo di vita. Un giovane è stato fermato per la violenza, ma avrebbe negato le accuse, parlando ai Carabinieri di un rapporto sessuale consenziente. Era stato fermato dal gestore e da un buttafuori del locale di Pizzoli. Nei suoi confronti non sono stati finora adottati provvedimenti. La sua versione, si apprende negli ambienti investigativi, dovrà essere confrontata con quanto dice la vittima e con gli esami tecnico scientifici. La ragazza, che è di Tivoli ma studia all’università dell’Aquila, è stata trovata questa mattina, nel retro della discoteca “Guernica”, dal proprietario del locale, Luigi Marronaro, il quale dopo la chiusura stava effettuando il solito giro di controllo prima di andar via. L’ha vista per terra, tra la neve, seminuda e in una pozza di sangue, e ha pensato che fosse morta.
Alfedena, quaranta cervi per le strade del paese
Quando si è affacciato alla finestra e li ha visti, non credeva ai suoi occhi. E ha chiamato subito la mamma Angelarosa, pensando forse di essere rimasto incastrato in un sogno tipico di chi, come lui, ha soltanto dieci anni. Quaranta splendidi cervi se ne andavano tranquilli in giro per Alfedena, paese nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo dove, in alcuni punti, la coltre di neve ha raggiunto un metro e mezzo di altezza. «Avevano perso l’orientamento – ha spiegato la madre del bambino – e, quando alcuni cani hanno cominciato ad abbaiare, si sono allontanati mettendosi in fila». Uno spettacolo eccezionale, che fa il paio con quello dei lupi avvistati nei giorni scorsi, in cerca di prede, nei pressi di ovili e pollai alla periferia di Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea.
Io trapiantata, prigioniera della neve
Lei ora vorrebbe solo tornare a casa. E dimenticare questa brutta avventura. Un’odissea che è iniziata venerdì pomeriggio e che sembra quasi aver voluto aggravare, come per un diabolico scherzo, le personali disavventure di M.P., 31 anni, di Giulianova (Teramo), sottoposta nove mesi fa a un trapianto bipolmonare. La ragazza è bloccata da 48 ore a Carsoli, dove due giorni fa, senza che un cartello o altro indicassero a lei e ai suoi familiari che forse era meglio cambiare programma, il suo viaggio di ritorno da Roma si è fermato.
Nella Capitale era stata per un controllo di routine dopo il delicato intervento subito lo scorso maggio. Arrivati all’altezza di Carsoli, lei e i suoi genitori sono rimasti bloccati per ore insieme ad altre centinaia di automobilisti a causa della slavina caduta un’ora prima.
Quelle ruspe mai arrivate a L’Aquila
Sei mezzi per lo sgombero e la rimozione delle macerie, donati dalla Fiat alla Protezione civile a maggio del 2009, non sono mai arrivati a l’Aquila o nei territori colpiti dal terremoto. E nessuno sa ufficialmente dove si siano fermati (o siano stati “temporaneamente” parcheggiati) nel tragitto che da Torino li doveva portare in Abruzzo. Di questi mezzi per il movimento terra (un escavatore cingolato, un escavatore gommato, un miniescavatore, una pala gommata, una minipala compatta e un sollevatore telescopico, valore totale circa 860 mila euro) si sarebbe forse persa memoria se non fosse arrivata la denuncia del Conapo (il sindacato dei vigili del fuoco) dell’Aquila che, in una lettera indirizzata al responsabile di Case construction equipment (l’azienda del gruppo Fiat che ha donato le macchine) e inviata per conoscenza alla Protezione civile, al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e allo stesso Dipartimento nazionale dei vigili del fuoco, lamenta il mancato perfezionamento dell’operazione.
Caso Straccia, la soluzione del mistero è sul ponte
Il mistero di Roberto Straccia, lo studente marchigiano scomparso a Pescara il 14 dicembre mentre faceva jogging e restituito cadavere dal mare a Bari il 7 gennaio, si nasconde in uno spazio di poche centinaia di metri. Ne sono ormai convinti gli inquirenti, i quali ritengono sia «ragionevole» pensare che la chiave dell’enigma è sul Ponte del Mare e nell’area portuale sottostante. L’ultima telecamera a riprendere il ragazzo, infatti, non è solo quella prima del ponte ciclopedonale tra le riviere nord e sud (che inquadra anche i due runners che lo inseguono e che hanno detto di non ricordare nulla). Sono infatti ora spuntate anche le immagini di due altre telecamere: quella della zona del porto che intercetta lo studente mentre sale sulla rampa di accesso del ponte e quella che, dallo stabilimento Apollo sulla riviera nord, subito dopo il ponte, immortala i due inseguitori di Roberto ma non lui.
«Straccia, nulla fa pensare a una fine cruenta»
«Ad un primo esame non c’è nulla che lasci presagire una fine cruenta». A parlare è il capitano Eugenio Stangarone, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Pescara, rispondendo indirettamente a chi pensa che Roberto Straccia – lo studente marchigiano di 24 anni il cui corpo, a distanza di 24 giorni dalla scomparsa, è stato trovato il 7 gennaio sulla costa barese – sia stato aggredito e ucciso da qualcuno. L’indagine, sottolinea Stangarone, non esclude alcuna pista. Tuttavia, anche se si attende l’esame autoptico, «non si può sottacere l’assenza di elementi lesivi esterni riconducibili alla volontà di terzi». Circostanza, questa, che allontana l’ipotesi che Roberto possa essere stato aggredito (o per esempio investito) e poi buttato in acqua. In ogni caso, se si esclude una fine violenta, non rimane che valutare la possibilità di un incidente o il suicidio.
Mobilitazione per Roberto, ma ricerche infruttuose
Sono state infruttuose le ricerche di Roberto Straccia, lo studente di 24 anni originario di Moresco (Fermo) scomparso sul lungomare di Pescara il 14 dicembre mentre faceva jogging. I carabinieri, insieme al battaglione mobile di Bari e ai volontari della Misericordia, hanno controllato alcune zone poco frequentate della città, in particolare l’area compresa tra la collina di San Silvestro e la pineta della Riserva Dannunziana, il lungofiume e una parte della spiaggia. Ispezionati edifici abbandonati e cantieri, tra i quali l’area dove si sta costruendo la nuova sede della Guardia di Finanza, nei pressi del porto turistico.
A Pescara grande mobilitazione degli amici di Roberto che, insieme a una cinquantina di volontari giunti persino da fuori regione, dopo un appello su Facebook, hanno svolto ulteriori ricerche dividendosi in squadre. Tra di loro, persone che non hanno mai avuto a che fare con lo studente ma che volevano rendersi utili, sperando di rintracciarlo e di portarlo a casa per il giorno di Natale. Al vaglio degli inquirenti, intanto, le segnalazioni che giungono in caserma.
Ragazzo scomparso, trovati due testimoni
Non ricordano di aver visto nulla di rilevante ai fini delle indagini due delle tre persone che facevano jogging sul lungomare di Pescara il 14 dicembre e che, appena trenta secondi dopo, sono passate nello stesso punto da cui era transitato Roberto Straccia. Giovedì si sono presentate dagli inquirenti dopo l’appello e il video diffusi dai carabinieri ma hanno detto di non aver notato il giovane anche perché stavano parlando tra di loro. Dello studente di 24 anni originario di Moresco (Fermo) e prossimo alla laurea in lingue, continuano a non esservi tracce da ben nove giorni.
Negativi anche gli esami compiuti dai Ris sugli scaldacollo, come ha confermato a Corriere.it il colonnello Giovanni Di Niso, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Pescara. I risultati delle analisi sono sul suo tavolo ma non hanno dato l’esito che molti attendevano. Non appartengono a Roberto né lo scaldacollo trovato in via Muzii né quello trovato presso lo stabilimento La Lucciola, del quale erano stati riconosciuti da alcuni amici dello studente la marca e il modello.
Caccia ai tre testimoni dell’ultima corsa
Si cercano tre persone che sono passate nello stesso punto in cui era transitato Roberto Straccia, lo studente marchigiano di 24 anni scomparso nel nulla il 14 dicembre mentre correva sul lungomare di Pescara, 30 secondi dopo di lui. I carabinieri del Reparto operativo di Pescara, coordinati dal colonnello Giovanni Di Niso, lo hanno scoperto visionando le immagini della telecamera di sorveglianza che, nella zona del porto turistico, ha ripreso per l’ultima volta il giovane. Due di loro correvano, la terza passeggiava. Le due persone che facevano jogging sono tornate indietro all’incirca dopo venti minuti, dunque nelle immagini della telecamera – che i carabinieri hanno diffuso – è visibile anche il viso.
Queste persone, i militari ne sono convinti, potrebbero fornire informazioni molto utili alle indagini e dire se hanno visto Roberto in quel lasso di tempo. Gli interessati possono mettersi in contatto con i carabinieri del comando provinciale di Pescara chiamando il 112 o il numero di telefono 085.45080.