Il cuore di Fabrizio che batteva nel corpo di Fernando
Chi vive a Roseto conosce bene quel negozio in pieno centro dove trovi di tutto legato all’elettricità. E’ rimasto il “negozio di Fernando” anche se oggi, dopo la morte, è gestito dalla figlia Cristiana e dove incontri spesso la signora Natalina,la signora Orfini. Entra mentre inizio a parlare con Cristiana, chiede perché di quel block notes e quando scopre che sono lì per raccontare il primo trapianto di cuore ad un abruzzese, suo marito, cortesemente risponde ”Umbè io mi allontano, ho la tristezza nel cuore oggi. Mi ha appena chiamata la mamma di Fabrizio, ho parlato come sempre tanto con lei”.
Fabrizio è morto il 14 gennaio 1987. Così dice il certificato ma in realtà ha dato la vita a Fernando fino al 2006 giorno della morte del signor Orfini. Oggi grazie alle leggi, alla sensibilità personale, alla comunicazione è sicuramente meno complicato trovare un donatore di cuore . Ventitré anni fa era un’altra cosa. La medicina era indietro di due decenni, la mentalità anche. E allora quella mamma di Fabrizio, quella telefonata scambiata da ventitré anni con la signora Natalina assumono valore di storia pionieristica. Fernando Orfini esperto massimo di impianti elettrici da sempre cominciò a non sentirsi bene un decina di anni prima. “Aveva quarantacinque anni” ci dice la figlia Cristiana” per un po’ andò avanti con le medicine poi , lo ricordo benissimo era sempre più affaticato”.
La famiglia di Fabrizio, il donatore ,non è l’unica “angelo” di questa storia “. I primi “continua Cristiana “ furono i medici del reparto di cardiologia dell’ospedale di Teramo. Il primario Di Luzio e il dottor Saro Paparoni “. Scopriremo più avanti perché e la storia oltre ad essere di alta professionalità è anche una storia di cuore, di “tifo quasi calcistico per il loro Fernando. La signora Natalina ascolta da lontano ma man mano che passano i minuti lei fa un passo in avanti. Poi rasserenata in viso per “il film”che le stiamo facendo rivedere dopo 23 anni interviene” Fernando dopo l’estate non riusciva più a camminare, si affaticava subito e allora la decisione dei medici. Ricovero in ospedale a Teramo. Esami specifici, protocollo per il trapianto che sino ad allora era stato effettuato in Italia non più di 15 volte studiato nei minimi particolari. I medici ci dissero “prosegue la signora Natalina “che il trapianto era la sola soluzione per far vivere il mio Fernando”. Il signor Orfini restò a Teramo continuamente monitorato fino al 14 gennaio 1987. “L’ospedale di Teramo ci chiamò alle 22” racconta Cristiana ”partimmo ed arrivammo a Teramo io mamma e Giorgio mio fratello in un secondo.Poi la partenza per Roma. Papà fu ovviamente trasferito in ambulanza . Ci dissero, in tutta fretta, che Fabrizio un ventisettenne di S.Maria degli Angeli (un nome ,“Angelo”, che ricorre ) era morto in un incidente stradale vicino Perugia. Il cuore era compatibile con quello di papà” Anche il tragitto, scortato da staffette della polizia stradale , durò un attimo per la famiglia Orfini. A mezzanotte l’arrivo a Roma nel reparto di cardiochirurgia del policlinico Umberto I . Era pronto il professor Benedetto Marino.
Per il nosocomio romano era il secondo trapianto. Il primo purtroppo non era andato per il verso giusto. Cominciava una lunga notte per tutti , iniziava la battaglia contro la cardiopatia dilatativa che senza intervento avrebbe sicuramente ucciso in pochi mesi il rosetano. Ha una smorfia che si legge come un grosso stress durato per sette ore e un sorriso per il bel finale Natalina.” L’equipe e il professor Marino uscirono sorridenti. Bastò quello per rallegrare i nostri cuori .Era andato tutto bene. Indovinate chi venne quella mattina presto nel corridoio di cardiochirurgia dell’Umberto I ? I medici dell’ospedale di Teramo. Il primario Di Luzio e il dottor Paparone. In questa bella storia “conclude Natalina” non c’è stata solo la professionalità ma anche il cuore”.Fernando restò un mese a Roma. Si alzò dal letto dopo qualche giorno. Dopo una settimana fece il primo pranzo completo. Tornò alla vita normale grazie a quel gesto di altruismo della mamma di Fabrizio . Lei telefona ancora a Natalina che per non darle un dolore non le ha ancora detto che Fernando all’età di 74 anni è morto nel 2006. Chiama spesso Salvo Campanella ,un siciliano ,che entrò all’Umberto primo quando Fernando stava per essere dimesso. Salvo aveva paura di essere operato Fernado gli sussurrò “ qui ci rimettono il cuore, il cuore lo conoscono bene ma senza il cuore del prossimo nemmeno questi grandi professionisti possono dimostrare quanto sono bravi”. Il professor Marino dopo il primo trapianto ad un abruzzese si trasferì in America chiamato da un grande ospedale. All’Umberto Primo ricordano ancora quel primo successo per un trapianto di cuore che ha aperto in tanti una nuova porticina dove su è scritto “donare”.
Umberto Braccili
(da “Cuore volontario”, rivista trimestrale del CSV di Teramo, dicembre 2010)