Cermignano, ecco la strada che finisce nel nulla
È lunga un chilometro ed è asfaltata, ma illuminazione e segnaletica mancano. È dritta e larga ma non ha ancora un nome e, soprattutto, non porta da nessuna parte. La «strada fantasma» di Cermignano, come la chiamano, ha inizio in un punto della provinciale che nel Teramano sale verso la frazione di Montegualtieri, dove sorge un’antica torre medioevale, e muore in uno stretto e non facile percorso di campagna usato da sempre come scorciatoia per raggiungere, circa cinque chilometri più avanti, l’ingresso dell’autostrada per Roma.
Di strano c’è anche che l’opera, finanziata nell’ambito di un’intesa tra Governo e Regione Abruzzo, dovrebbe servire aree produttive di cui non vi è traccia.
Il tabellone scolorito che campeggia all’inizio spiega che le risorse utilizzate appartengono ai «finanziamenti destinati agli interventi infrastrutturali, industriali e artigianali nelle aree depresse», quelli già previsti in una delibera Cipe del 2003. In particolare la strada dovrebbe essere, almeno così si legge, un’infrastruttura «a servizio delle aree industriali e artigianali sulla destra idrografica del Vomano», cioè del fiume che attraversa l’omonima vallata. Ma di aziende, fatta eccezione per un agriturismo e per un’area coltivata, non si intravede neanche l’ombra. Ad appaltare i lavori è stato il Comune di Cermignano. Il finanziamento ammontava a 700 mila euro. L’importo a base d’asta è stato di 444.722 euro ma a questi, si sa, vanno aggiunte altre somme: il costo dell’esproprio, l’Iva e le prestazioni professionali. E così, delle risorse iniziali, alla fine non rimane molto se non ciò che si ottiene dal ribasso d’asta, in questo caso circa 86 mila euro.
Ditte e ruspe al lavoro nel 2007 e così, dopo una gestazione di circa due anni, la strada è nata. Con l’obiettivo dichiarato di garantire l’accessibilità ad aree produttive che, però, allo stato attuale non esistono. A denunciare la paradossale situazione è stata la proprietaria dei terreni tagliati in due dalla nuova opera. Ad Anna Luisa De Fermo l’esproprio è risultato indigesto. «Uno sfregio e uno sperpero di denaro pubblico», lo ha definito. Per questo si è rivolta ad un legale e sta portando avanti una battaglia per ripristinare lo stato preesistente. Non chiede altro: solo che si tolga di mezzo l’asfalto e, se possibile, che i soldi siano restituiti alla Regione. «La strada non giova a nessuno e ha violentato i miei terreni – è la sua opinione -, dunque va smantellata. La pubblica utilità non può essere un’etichetta. Peraltro esiste già all’interno della mia proprietà una strada, ora di transito pubblico ma una volta poderale, che poteva essere allargata per gli scopi dell’amministrazione. Se solo me lo avessero chiesto, avrei detto di sì. E tutto questo si sarebbe evitato. Ci pensi: qui non ci sono ditte, dopo di me ci sono soltanto l’agriturismo, un coltivatore e poi tre chilometri di boscaglia».
La signora De Fermo, ad onor del vero, riferisce che nelle immediate vicinanze, a Piane Vomano, c’è un’area artigianale dove sta per insediarsi una sola azienda. Attualmente, però, è adibita a deposito di camion. Deserte sono anche altre aree produttive vicine al centro di Cermignano. L’ex sindaco, Aldino Del Cane, promotore del progetto, respinge ogni addebito. «Il discorso è più complesso di quanto possa sembrare – afferma – ed è chiaro che, vista così, quella strada non è a servizio di attività produttive. Ma bisogna considerarla come primo lotto di un intervento più ampio, destinato a migliorare i collegamenti della destra del fiume Vomano. Cermignano e gli altri comuni che sorgono su questa sponda sono infatti tagliati fuori dai processi di sviluppo che hanno interessato altre aree, per esempio quelle vicine alla statale 150. L’amministrazione che è subentrata alla nostra è in attesa che si sblocchino ulteriori finanziamenti, in modo da collegare la strada con Val Vomano e con la grande viabilità e, così, contribuire allo sviluppo dell’intera zona. Bisogna crederci. Noi lo abbiamo fatto e siamo partiti da qui. Si doveva pur iniziare da un punto. E poi tutte le grandi stradi si fanno per lotti». E il collegamento già esistente che, secondo Luisa De Fermo, poteva essere sfruttato e ampliato, evitando magari di costruire una nuova strada? «Mi ricordo che esaminammo quella soluzione ma la scartammo perché tecnicamente impossibile. Per quanto riguarda la pubblica utilità, nessuno può mettere in dubbio che sussista. L’opera era inserita in una programmazione comunale e sovracomunale. Se non fosse stato così, non sarebbe mai stata finanziata».
Nicola Catenaro
Pubblicato su Corrieredellasera.it il 1 novembre 2011
© RIPRODUZIONE RISERVATA