Caccia ai tre testimoni dell’ultima corsa
Si cercano tre persone che sono passate nello stesso punto in cui era transitato Roberto Straccia, lo studente marchigiano di 24 anni scomparso nel nulla il 14 dicembre mentre correva sul lungomare di Pescara, 30 secondi dopo di lui. I carabinieri del Reparto operativo di Pescara, coordinati dal colonnello Giovanni Di Niso, lo hanno scoperto visionando le immagini della telecamera di sorveglianza che, nella zona del porto turistico, ha ripreso per l’ultima volta il giovane. Due di loro correvano, la terza passeggiava. Le due persone che facevano jogging sono tornate indietro all’incirca dopo venti minuti, dunque nelle immagini della telecamera – che i carabinieri hanno diffuso – è visibile anche il viso.
Queste persone, i militari ne sono convinti, potrebbero fornire informazioni molto utili alle indagini e dire se hanno visto Roberto in quel lasso di tempo. Gli interessati possono mettersi in contatto con i carabinieri del comando provinciale di Pescara chiamando il 112 o il numero di telefono 085.45080.
«Non si esclude nessuna pista – spiega a Corriere.it il colonnello Di Niso – e domani continueremo a cercare lungo le spiagge nord e sud senza tralasciare nulla. Cercheremo ad oltranza fino a quando la luce ce lo consentirà». Per Di Niso tutte le piste sono ancora in piedi, anche se quella del rapimento sembrerebbe allo stato attuale da escludersi. «Non ci sono elementi che lo facciano presupporre», afferma il colonnello. Si terrà conto anche delle segnalazioni giunte finora. Tra le più attendibili continuano ad essere giudicate quelle del custode della Riserva Dannunziana, che dice di aver visto nella pineta lo studente (vestito con abiti diversi) venerdì pomeriggio, e quelle di due ragazzi che l’avrebbero avvistato a Francavilla, a sud di Pescara, venerdì mattina. Le ricerche sono proseguite anche giovedì 22 dicembre per tutta la giornata e si sono concentrate in particolare in una zona della pineta coperta da fitta vegetazione che si trova in via Pantini ed è frequentata da prostitute. Qui hanno operato i volontari della Protezione civile, l’associazione carabinieri in congedo, il Soccorso emergenza radio di Elice, coordinati da Volontari senza frontiere. Sul posto anche Mylo, il labrador arrivato da Foggia in grado di rilevare tracce ematiche cadaveriche.
C’è da dire però che mercoledì 21, all’interno della pineta, nella zona accessibile al pubblico dove Roberto è stato visto, il cane non ha trovato nulla. In Procura, a coordinare le indagini, c’è il sostituto procuratore Giuseppe Bellelli. Intanto venerdì sono attesi nel capoluogo adriatico dieci carabinieri del Battaglione mobile di Bari. Avranno il compito di dare una mano nelle ricerche lungo tutto il tragitto che ha compiuto Roberto mentre correva (da via Teofilo D’Annunzio, nei pressi della pineta e non molto distante dall’università, alla Nave di Cascella, il monumento sul lungomare in corrispondenza di piazza Primo Maggio, in pieno centro) e toccheranno i punti da cui sono arrivate le segnalazioni, spostandosi quindi fino a Montesilvano e fino a Francavilla senza tralasciare gli stabilimenti balneari. Per venerdì 23 è atteso anche l’esito degli accertamenti che i Ris stanno compiendo sia sullo scaldacollo trovato in uno stabilimento balneare della riviera Sud di Pescara (che gli amici di Roberto ritengono sia del ragazzo) sia su un altro scaldacollo trovato in via Muzii.
I carabinieri hanno anche visionato le immagini riprese dalle telecamere di alcune abitazioni, ma non ci sarebbero elementi utili alle indagini. Tra le novità è emerso che nel 2004 Roberto Straccia rimase vittima di un avvelenamento dopo aver bevuto una bibita (contenente pesticida) che aveva acquistato in un negozio a Marina di Altidona, in provincia di Fermo. Lo ha rivelato questa mattina Tgcom24, spiegando che all’epoca il giovane, sedicenne, fu ricoverato all’ospedale «Murri» di Fermo e si salvò grazie alla somministrazione di un antidoto. Il titolare dell’attività commerciale venne denunciato per dolo e il caso fu archiviato. I carabinieri, ipotizzando un atto di autolesionismo, approfondirono le indagini e prelevarono alcuni pesticidi nell’azienda del padre del ragazzo. Tuttavia, la sostanza contenuta nella bibita non risultò compatibile.
Nicola Catenaro
Pubblicato su Corrieredellasera.it il 22 dicembre 2011
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