Io trapiantata, prigioniera della neve
Lei ora vorrebbe solo tornare a casa. E dimenticare questa brutta avventura. Un’odissea che è iniziata venerdì pomeriggio e che sembra quasi aver voluto aggravare, come per un diabolico scherzo, le personali disavventure di M.P., 31 anni, di Giulianova (Teramo), sottoposta nove mesi fa a un trapianto bipolmonare. La ragazza è bloccata da 48 ore a Carsoli, dove due giorni fa, senza che un cartello o altro indicassero a lei e ai suoi familiari che forse era meglio cambiare programma, il suo viaggio di ritorno da Roma si è fermato.
Nella Capitale era stata per un controllo di routine dopo il delicato intervento subito lo scorso maggio. Arrivati all’altezza di Carsoli, lei e i suoi genitori sono rimasti bloccati per ore insieme ad altre centinaia di automobilisti a causa della slavina caduta un’ora prima.
Il padre e la madre erano terrorizzati dall’idea che la figlia potesse subire delle conseguenze e, come riporta il quotidiano teramano La Città, hanno immediatamente chiesto aiuto a forze dell’ordine e protezione civile. Lamentano tuttavia di non aver ricevuto mai, fin dall’inizio, una corretta informazione sull’accaduto. «Se avessimo saputo in tempo utile, avremmo evitato enormi disagi» spiegano. Avrebbero, cioè, cambiato programma per evitare problemi connessi alla delicata condizione della figlia. A dare una mano ai genitori, quasi disperati, è un uomo, sbucato da un autobus in coda, che si preoccupa di chiamare le autorità del posto facendo notare innanzitutto che la donna ha bisogno di medicinali salvavita perché quelli in sua dotazione sono quasi finiti. La ragazza, inoltre, dovrebbe evitare luoghi affollati e quindi dovrebbe lasciare anche il ristorante di Carsoli dove, nel caos dello stop forzato, lei e i suoi genitori vengono invitati a rifugiarsi e in cui sono ospitati i numerosi automobilisti rimasti bloccati in autostrada.
«Fortunatamente – racconta a Corriere.it la ragazza – portavo con me la mascherina che mi proteggeva, ma ho avuto paura ugualmente perché non avevo la scorta di farmaci salvavita che mi occorrono. Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno aiutato in una situazione in cui non riuscivamo a sapere nulla nonostante i nostri appelli e le tante telefonate ai vari organi competenti». I primi ad intervenire sono il sindaco di Carsoli, Mario Mazzetti, e un medico dell’ospedale di Chieti, che si trovava casualmente lì e che si attiva subito per chiedere l’intervento di un elicottero e il trasporto immediato in ospedale. Ma nessun velivolo è disponibile in quel momento.
A quel punto il sindaco decide di trasferire la ragazza e i suoi familiari in un’altra struttura. Non è facile, tutti gli alberghi sono pieni. La ragazza trova posto nell’hotel «Le Sequoie» grazie soprattutto alla disponibilità dello staff della struttura, che le concede una stanza privata di solito utilizzata dal personale. La Croce Rossa si dà invece da fare per trovare i farmaci salvavita, alcuni disponibili solo in alcune farmacie di Roma. La solidarietà, da sola, non pare tuttavia sufficiente a far tornare a casa una ragazza trapiantata a quarantotto ore dallo stop.
Nicola Catenaro
Pubblicato il 5 febbraio 2012 su Corriere.it