Dalla disco ai menu educativi di un medico deejay
È un medico e lavora per la Asl di Teramo. È noto per essere un esperto di ristorazione collettiva e, in particolare, di alimentazione scolastica. Non dimostra i suoi anni e odia la quotidianità. Le sue ispirazioni musicali si chiamano Rolling Stones e Radiohead. Ama le auto, le moto e gli orologi, di cui è un appassionato collezionista. Dice di voler vivere “ovunque” e di essere interessato solo al “presente”. Bando ai ricordi, dunque, fatta eccezione per l’intervista che, eccezionalmente, ci concede. Per parlare della sua vita, ovviamente, e del progetto che ha fondato per pochi intimi. Una settantina di amici che, su Facebook, nella pagina “The Band”, costruiscono insieme, ora dopo ora, la colonna sonora esistenziale della propria giornata, postando riflessioni, canzoni e video dettati da un comune denominatore: l’amore per il rock.
Quali sono le origini di Tommaso Migale?
«Da genitori calabresi nasco cinquantasette anni fa. Con la Calabria ho sempre mantenuto un rapporto costante».
Ricordi dell’infanzia?
«Sono pochi i ricordi dell’infanzia, forse felice ma sempre con pochi soldi in tasca per i giocattoli».
L’adolescenza ha poi colmato quei vuoti?
«Posso dire che la mia adolescenza è stata acerba sino all’incontro con il mondo della vita notturna, a circa diciassette anni».
Ci racconti.
«Nei primi anni Settanta aprivano le prime discoteche della costa teramana, il Petit Fleur di Nazzareno Ballatori con il celebre Aurelio come deeejay e poi il Sant’Antonio del pittore Duccio Di Monte e la gestione di Riccardo Bizzarri e Giancarlo Bucci ed il Tucano a Tortoreto…».
E lei si esibiva come deeejay?
«Sì, le mie dita sfiorarono per la prima volta un mixer al Sant’Antonio. La magia, possiamo dire, iniziò lì. Era il 1972. Mi ritrovai dietro la consolle per caso, sostituivo un amico che aveva avuto un incidente».
Il passo successivo?
«Il passo successivo fu il Piranha, il primo grande ed articolato locale ad Alba Adriatica».
Un periodo ricco di stimoli.
«Furono due anni magici in cui anche altre iniziative, con radio e tv, crearono un contorno decisamente interessante».
Ricorda personaggi particolari?
«Il mio amico e compagno di scuola Pippo Cosmi, alias ‘Mr Shaft’ del futuro e omonimo negozio di dischi, il quale installò a Villa Brozzi la prima emittente radiofonica teramana, Radio Teramo appunto. Ricordo che passò a prendermi a Tortoreto, con la sua Prinz verde. Arrivammo alla radio, accese i valvolati ed il mio rock e la mia voce erano nell’aria, la prima voce locale nell’etere…. Un gran ricordo».
Cosa fece ancora?
«In seguito anche una trasmissione televisiva a TvTeramo, si chiamava ‘Su e giù con i Rolling Stones’ ed era condotta e diretta da Silvio Araclio».
Poi arrivò il momento di partire. E lei partì.
«Sì, la vita cosiddetta normale scorreva via veloce e, finito il Liceo Classico, partii per Bologna a fare Medicina».
Fu un addio o cosa?
«Forse sì. Ricordo l’ultima sera al Piranha. Nominato il mio sostituto, in quei giorni tra fine agosto e inizio settembre, uscii chiudendomi la porta alle spalle e non vi misi più piede così come negli altri locali e per parecchi anni».
Voltò pagina, insomma.
«Sì. A Bologna vita nuova, tutto nuovo ed io, che al Liceo avevo faticato non poco, animato dal nuovo entusiasmo andai come una scheggia, superando tutti gli esami puntualmente e permettendomi anche lunghi periodi di riposo».
Il suo sogno era fare il medico?
«Ho sempre voluto fare il medico. Ho sempre considerato carismatica questa figura. Mi piaceva l’idea di poter curare, l’idea di una volta del medico missionario».
A Bologna tutto filò liscio?
«Sì, ma per la famiglia c’era il problema di stare sulle spese. Mio padre mi fece un discorso molto chiaro: studia e avrai tutti i soldi che vuoi, in caso contrario non avrai più niente e tornerai a casa».
Lei che decise?
«Scelsi di studiare. Capii che, se mi organizzavo, potevo avere anche molto tempo libero. Forse in me c’era anche una voglia di riscatto rispetto agli inizi. Mi diedi da fare e mi laureai a venticinque anni. Poco dopo la morte di mio padre ancora giovane ».
E dopo la laurea?
«Subito dopo la laurea tornai a Teramo, dove il lavoro mi accolse a braccia aperte. Iniziai lavorando all’Inail di giorno e facendo le guardie mediche di notte».
Ebbe una parentesi africana o mi sbaglio?
«Sì, nel 1983. Sei mesi in Algeria a lavorare come medico nei cantieri per conto di una ditta di Ravenna, la Cmc. Un’esperienza altamente formativa».
Poi arrivò la medicina scolastica.
«Alla fine degli anni Ottanta, da un’ottima idea del collega Paolo De Cristofaro e dell’Arco (l’associazione dei consumatori, ndr), ho iniziato a lavorare all’introduzione di menu educativi nel territorio della Asl di Teramo ed ancora oggi, tra ostacoli vari, porto avanti con orgoglio questa iniziativa occupandomi anche dei bambini affetti da allergie alimentari e comunque da patologie connesse con l’alimentazione».
E il suo rapporto con la musica?
«Oltre ad ascoltare tanta musica, cerco di seguire tutti i gruppi rock, punk, garage, indie che sono presenti sulla scena musicale della nostra zona. Le parole chiave per me sono sempre le stesse: ispirarsi ed ispirare».
Ci parli del progetto “The Band”.
«Si tratta di un gruppo chiuso su Facebook. Un progetto stimolante ed attivo da quasi due anni. Il nostro obiettivo è quello di combattere il nemico generato dal quotidiano tramite un passaparola ed un incontrarsi in un salottino buono dove la musica e le deeejay, prevalentemente donne, dettano legge».
Il suo sogno nel cassetto?
«Il sogno nel cassetto è quello di suonare in una band ma, attualmente, mancano i fondamentali!».
Chi è
Nato da genitori calabresi, trascorre l’adolescenza a Teramo sognando di fare il medico. Si laurea in Medicina a Bologna a venticinque anni e torna nella sua città, dove inizia subito a lavorare. La specializzazione arriva dopo aver seguito a L’Aquila un corso in statistica sanitaria con indirizzo in organizzazione dei servizi socio-sanitari di base. Lavora come dirigente medico nel Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione della Asl di Teramo, dove si occupa in particolare di ristorazione collettiva. La sua passione, però, è stata sempre l’alimentazione per bambini, dallo svezzamento in poi. È stato uno dei primi, nella Asl di Teramo, a introdurre varianti al binomio, piuttosto ripetitivo, costituito da “pastasciutta e carne”.
Intervista pubblicata su “La Città” del 23 maggio 2013