Avezzano stampa il marso, la moneta anticrisi
Ad Avezzano, in provincia dell’Aquila, i nuovi acquisti si faranno con il marso (dal nome dell’area abruzzese conosciuta come Marsica), moneta «coniata» dal Comune a beneficio dei propri cittadini. L’intenzione è di rilanciare l’economia locale, in particolare il settore agroalimentare, e dare un po’ di respiro ai negozi di vicinato nella battaglia quotidiana contro la crisi. Il marso, che dovrebbe entrare in circolazione entro la fine dell’anno, sarà una moneta-non moneta: non potrà essere incassata né convertita (in quanto non sostituisce l’euro) e sarà valida esclusivamente nel circuito dei commercianti locali. Versati insieme agli euro, i marso daranno diritto a uno sconto e il negoziante che li riceverà potrà spenderli a sua volta in altri esercizi della città. L’idea si è concretizzata con l’adesione dell’amministrazione comunale al progetto dell’associazione Arcipelago Scec (acronimo di Solidarietà che cammina), che riunisce altri esperimenti di questo tipo in Italia (ad esempio a Napoli, Crotone e nella Parma del sindaco grillino Federico Pizzarotti, ma si contano iniziative anche in Toscana e in Sardegna).
I marso, spiegano in municipio, sono buoni locali stampati per ottenere uno sconto che va dal 5 al 30 per cento nei negozi aderenti. Un esempio? Compro un paio di pantaloni del valore di 100 euro pagando 80 euro più 20 marso. Il commerciante che «incassa» i marso andrà nel negozio di frutta e spenderà lì quei buoni che, a sua volta, il fruttivendolo potrà utilizzare per fare la spesa sempre in un negozio locale.
«Noi sindaci – afferma il primo cittadino di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio – siamo rimasti l’unico baluardo a difesa delle comunità e quindi dobbiamo inventarci di tutto per dare una mano al nostro territorio. Dopo l’introduzione del microcredito, abbiamo deciso di aderire all’Arcipelago Scec sperando di aumentare i consumi e dare un po’ di forza alla nostra economia, in particolare alla produzione agroalimentare». Nella delibera contenente il progetto, presentato nei giorni scorsi alle associazioni dei commercianti, si cita tra le cause della crisi il «continuo drenaggio di ricchezza che prende strade lontane e non viene reinvestita, se non in percentuali trascurabili, sul territorio che l’ha prodotta. Ad esempio, i cittadini della sola Avezzano spendono annualmente 75.000.000 euro per generi alimentari che, per il 60%, alimentano il circuito della grande distribuzione e vengono reinvestiti in altre regioni d’Italia o all’estero». Per questo l’amministrazione intende «attuare dei sistemi che aiutino cittadini ed imprese a cooperare e a sviluppare la solidarietà reciproca e l’economia tipica locale fondata sulla filiera agroalimentare».
Un po’ come è accaduto, nel recente passato, a Bristol, città del sud-ovest dell’Inghilterra, con i «Bristol pound». Circa trecento negozianti hanno raccolto l’invito del Comune ad accettare il nuovo mezzo di pagamento da affiancare alla tradizionale possibilità di saldare la spesa in sterline. Un’iniziativa accolta con freddezza dalle grandi catene di distribuzione, che hanno protestato per l’impossibilità di scambiare la nuova «moneta» al di fuori dei confini comunali.
Ad Avezzano i grafici sono già al lavoro per elaborare l’immagine del marso. Sarà di carta colorata (corredata di valori e sistema anti-falsificazione) e del tutto simile ai buoni ideati dallo Scec. Cambierà soltanto il simbolo stampato sulla «banconota» che, per rendere omaggio alle tradizioni più antiche della terra marsicana, sarà costituito dalla «chimera» , l’uccello che secondo la leggenda volava sulle acque del Lago Fucino. In città è prevista anche l’apertura di un punto per la distribuzione dei marso, che saranno consegnati ai cittadini gratuitamente (100 marso ciascuno).
Avezzano non è l’unico Comune abruzzese che vanta esperienze di «moneta» alternativa. A Guardiagrele, in provincia di Chieti, nel Duemila circolò per alcune settimane il Simec, la «moneta del popolo» ideata dallo scomparso Giacinto Auriti, ex preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo, il quale mise in pratica ciò che teorizzava da tempo con i suoi studenti. Tuttavia i Simec in circolazione, che a differenza dei marso erano considerati moneta vera, furono sequestrati dalla Guardia di Finanza per ordine della Procura e l’esperimento venne interrotto.
Nicola Catenaro
Da Corriere.it del 31 agosto 2013