Archivio per il 2015
«Da Boston dico grazie al prof del liceo»
«Quando papà all’improvviso morì, la situazione si fece complicata dal punto di vista economico. E mia mamma, che già manteneva mio fratello all’università, pensò per me un futuro da parrucchiera visto che il lavoro nei campi sarebbe stato troppo duro. Ringrazio quel professore che insistette perché io potessi proseguire gli studi. Lo vorrei incontrare di nuovo, non so neanche dove sia». A rievocare i ricordi drammatici e belli della propria adolescenza è Gigliola Staffilani, 49 anni, figlia di una famiglia di contadini di Villa Rosa di Martinsicuro, un paesino della costa abruzzese al confine con le Marche. Oggi è professore ordinario di matematica pura al Mit di Boston, l’unica italiana ad insegnare una materia così complessa in uno dei sacri templi della scienza dei numeri.
Colletta del libro, donare storie a chi vive nel disagio
Sabato 9 maggio in otto librerie di Pescara e dintorni prenderà il via la terza edizione dell’iniziativa promossa dall’associazione Stella del Mare, Caritas Pescara-Penne e Casa Circondariale di Pescara. La cultura diventa occasione di riscatto e rinascita. Tra i volontari ci saranno anche dieci detenuti. Solo libri nuovi. Regalare un libro a chi vive nel disagio può rappresentare una piccola opportunità di rinascita, perché “costruire biblioteche è come edificare granai contro l’inverno dello spirito”, secondo la scrittrice francese Marguerite Yourcenar. Ed è proprio questo il senso della terza edizione della “Colletta del Libro” che sabato 9 maggio 2015 avrà luogo in otto librerie pescaresi.
«Il Medioevo, un’età piena di luci e colori»
Berardo Pio, teramano, professore associato di Storia medievale all’Università di Bologna, è una di quelle persone che si fanno notare non perché sgomitano ma perché svolgono silenziosamente il proprio lavoro. In questo caso, si sa, il riconoscimento delle qualità straordinarie di una persona avviene più lentamente agli occhi dei più ma, quando accade, suscita piacevoli sorprese. Io ho avuto la fortuna di conoscere il professor Pio, che a 49 anni è tra i più apprezzati studiosi del Medioevo in Italia, già venti anni fa. Ero agli inizi del mio percorso professionale e “sgomitavo” – io sì – per rintracciare notizie da proporre alla redazione. Berardo Pio, all’epoca, era impegnato a Teramo sia sul fronte politico (era coordinatore provinciale del Pri) sia su quello culturale (era segretario di Italia Nostra). Ecco il risultato della nostra chiacchierata.
«La ricerca mi aiuta a tenere viva la speranza»
Daniela Di Giacomo, 38 anni, teramana, biologa. Ha lavorato anche in Francia e da poco ha vinto per la seconda volta consecutiva una delle borse messe a disposizione in Italia dalla Fondazione Veronesi per la ricerca contro il cancro. Ogni giorno parte alla volta dell’Aquila dove, presso il Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università, conduce la quotidiana battaglia contro il male che le ha portato via entrambi i genitori, mamma Franca e papà Giacomo. Era quest’ultimo, dopo la morte della madre, a incoraggiarla a studiare: «Continua perché solo continuando si fa il pezzo», diceva. E Daniela è andata avanti, scegliendo consapevolmente l’oncologia molecolare come campo di attività. Oggi si occupa in particolare dei geni, chiamati BRCA1 e BRCA2, che sono responsabili della predisposizione ai tumori della mammella e dell’ovaio. Quelli da cui, con le sue scelte drastiche (l’asportazione dei seni e dell’ovaio) che fanno discutere, fugge l’attrice Angelina Jolie.
L’arte e la rivoluzione culturale pacifica di Appicciafuoco
Da bambino abitavo con la mia famiglia in via Stazio, palazzo Conocchioli, nel centro storico di Teramo. Sarà per questo che capisco lo scultore Marco Appicciafuoco, cresciuto a poche centinaia di metri di distanza, in via Cameli, all’incrocio con la circonvallazione, quando dice che il profilo della collina di fronte, con i suoi colori e i suoi tramonti tiepidi, lo affascinava tanto da sedurlo e solleticargli l’animo artistico. Classe 1970, amico personale di geni del calibro di Enzo Cucchi, Appicciafuoco mostra un lato umano timido che tradisce la potenza della sua capacità espressiva. Viene considerato vicino a quell’insieme di ricerche estetiche nominate “Transavanguardia” dal critico Achille Bonito Oliva. Il suo capolavoro sono i “Light Flowers”, opere dall’intrinseca luminosità (se così possiamo dire) che gli hanno regalato notorietà e fatto salire le quotazioni delle sue opere.
Estratta viva dalle macerie all’Aquila «Così mi sono liberata della paura»
Il sorriso contrasta con l’immagine che tutti conoscono di lei, rimasta sotto le macerie dell’Aquila per 23 ore e riapparsa come un miracolo il 7 aprile 2009. Marta Valente oggi ha 30 anni, lavora come ingegnere gestionale nel consorzio di imprese che governa in Abruzzo il Polo di innovazione dell’agroalimentare e guarda con ottimismo al futuro. La sua vita è serena. Ha imparato a scacciare gli incubi che la perseguitavano e seguito un corso di formazione per diventare «coach motivazionale», il professionista che aiuta gli altri a superare ostacoli e paure.
Cvetic: «Servono giovani che credano nell’agricoltura»
Marina Cvetic ama ripetere che «terra, vigne e cielo sono terapia di vita». Chi può darle torto? Pronunciata però dalla donna del vino, l’imprenditrice che più di tutte (e anche più di molti suoi colleghi maschi) in Abruzzo simboleggia il nettare che accompagna le nostre pietanze e si fonde con i sentimenti dell’anima, questa frase assume una valenza più profonda. Sarà perché la sua è una storia d’amore. Per un uomo, innanzitutto, e poi per il vino, la passione condivisa con lui per anni. Per amore Marina Cvetic seguì in Italia il suo futuro marito, Gianni Masciarelli, «un uomo geniale» (parole sue) che se n’è andato troppo presto. Era una ragazza. Oggi è una donna più consapevole che prosegue l’opera iniziata con il compagno, quotidianamente e con la stessa energia, come se quel legame non si fosse mai spezzato. L’abbiamo intervistata, siamo partiti dagli inizi.
Da Teramo a Singapore passando per il Giappone
C’è paese e paese. Ma di casa ce n’è una sola. C’è tuttavia chi, pur distinguendo i due concetti, si sente cittadino del mondo. E, privo di quella diffusa malattia che viene scambiata per attaccamento alle radici ma forse è più simile (banalmente) a uno stato di pigrizia mentale, va libero per il mondo perchè del globo intero e non di una parte di esso si sente a pieno titolo abitante. Uno di questi è Enrico Pelillo, un allegro e divertente professionista teramano che non ha avuto paura di aprire la propria mente quando di globalizzazione, soprattutto nel mercato del lavoro, non si parlava ancora. Lo abbiamo intervistato via facebook e così le sette ore di differenza a nostro svantaggio quasi non si sono avvertite.
Navigare sicuri, il vademecum per tutti
Un gruppo di professionisti di informatica, di rete e di social (che hanno collaborato a titolo gratuito), l’Unicef, il Corecom e la Provincia di Teramo domani celebrano il Safer Internet Day incontrando 300 studenti nella sala polifunzionale di Teramo per parlare di rete e sicurezza. L’iniziativa è stata presentata questa mattina insieme al risultato di un sondaggio condotto su 2.500 studenti fra i 15 e i 19 anni per capire con quale consapevolezza si utilizzano la rete e gli strumenti social. Le criticità rilevate sono molte: “ I ragazzi già da 12 anni accedono liberamente a internet dai propri smartphone, trascorrendo connessi almeno quattro ore al giorno, si iscrivono ai social network spesso mentendo sull’età ed entrano in contatto con contenuti inadatti, come violenza, pornografia, pedopornografia, siti di giochi e scommesse” ha sottolineato Giancarlo Di Amico (Independent Computer & Network Security Professional) che aggiunge:”E’ chiaro che non è la rete che va demonizzata ma che occorre prendere consapevolezza del fatto che bisogna conoscerla per riconoscerne i rischi e sapere come comportarsi….”
Il teramano che allena i super campioni del basket
Conosco Giustino Danesi de Luca da quando eravamo al liceo. E lo ammiro per la sua ironia, la sua intelligenza e il carattere estroverso. All’epoca, però, ero molto più impressionato dalla grazia e dalla potenza con cui, nelle gare dei 110 ostacoli, superava le barriere. Giustino Danesi non è molto alto. E aveva (e ha) una muscolatura possente che, forse, poco si adattava alla sua specialità. Eppure, da ostacolista, sprigionava l’eleganza e la forza di un giaguaro. Una saetta micidiale, precisa e velocissima. Da molti anni sono più abituato a vederlo impegnato ai bordi del parquet con la sua Armani Milano. La forza. Il suo pallino.