Archivio per la categoria ‘Interviste’
Il medico che studia e cura il secondo cervello umano
Ci sono persone che ti fanno sentire orgoglioso di essere italiano e felice di poter vantare comuni origini abruzzesi.
Una di queste è Filippo Cremonini, medico e ricercatore teramano ad Harvard. Un ragazzo brillante e con classe da vendere, così lo ricordiamo quando sgambettava dalle nostre parti. Poi si è trasferito negli Stati Uniti e lì è iniziata la sua ascesa.
Una carriera lastricata di successi. Che ci racconta (da Boston) il diretto interessato.
Cronista di giorno, musicista (rock) di notte
Musicista rock, esperto di basket, giornalista, interprete, traduttore. La personalità di Paolo Marini è alquanto eclettica. Chi scrive lo ha conosciuto da musicista, condividendo con lui uno dei suoi primi progetti (i “Blank”, riemersi di recente sulla piattaforma Teramorock.com) a metà degli anni Novanta.
Ora questo collega dai mille interessi, che fatica a trovare del tempo libero nonostante nutra la sola ambizione di coltivare insieme tutte le sue passioni, sta per tagliare il traguardo dei venti anni di carriera musicale. Una passione coltivata silenziosamente, ma che gli è valsa alcuni significativi riconoscimenti, a livello nazionale, da riviste musicali specializzate. Con lui parliamo di tutto, partendo naturalmente dalla musica.
Se il re delle fiction ha solo ventisette anni
Marco Cassini è nato a Teramo ventisette anni fa ed è innamorato della propria città, ma negli ultimi tempi riesce a tornarci pochissimo. Lo incontriamo con le valigie in mano mentre è in partenza per Dubrovnik per girare l’ultima serie de “I Borgia”, la fiction prodotta da Tom Fontana e Atlantique Productions che racconta le vicende e gli intrighi di una delle famiglie più influenti nella Roma rinascimentale.
Starà via un mese, “prigioniero” del set di una serie televisiva che ha schiere di appassionati su Sky Cinema. Cassini impersona Pietro Bembo, miglior amico della protagonista Lucrezia Borgia.
Rinuncia al posto fisso per l’attimo eterno
Città del Vaticano, 16 Marzo 2013. Siamo nell’Aula Nervi. È la prima udienza pubblica del neoeletto Papa Francesco, che riceve i 5.600 rappresentanti dei media giunti da tutto il mondo per il conclave. «Appena la sua figura si è materializzata in sala, la mia attenzione è stata subito attratta dalle tante mani protese in aria, impegnate a stringere una qualsivoglia apparecchiatura digitale di ripresa per riuscire ad immortalare il momento storico», racconta Adamo Di Loreto. È un attimo. Il fotoreporter abruzzese scatta e quell’immagine gli vale il premio “Gente e Popoli” del contest nazionale del National Geographic. Dura vita, quella del giornalista fotografico. Ce la racconta lui stesso in quest’intervista.
Il regista dei documentari che viaggia con Ammaniti
Ha girato documentari per “Geo&Geo” e “La storia siamo noi” e fatto film con Niccolò Ammaniti. Sì, Ammaniti lo scrittore. Ha viaggiato con lui in India per realizzare “Goodlife”, serie di tre documentari per Current Tv, Stefano Saverioni, trentasei anni, di professione video maker. Anzi, no, precisa lui: film maker. Perché, gli chiediamo, che differenza c’è?
La differenza, risponde, «sta nel fatto che il film maker ha almeno la prospettiva di realizzare un film. Il video maker, invece, lavora più sull’audiovisivo».
L’uomo che studia i mattoni primordiali dell’universo
Si sta dando da fare per rendere l’osservatorio (concedeteci l’ossimoro) più “visibile” all’esterno. E per cercare di evitare che, contrariamente a quanto scritto tre anni fa nello statuto dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica da cui dipende, quello di Collurania venga accorpato a Roma. Un modo elegante per dire che chiuderà. Roberto Buonanno, direttore dell’osservatorio fondato da Vincenzo Cerulli nel 1890 e presidente della Società astronomica italiana, per il momento ha ottenuto, anche grazie all’aiuto della Regione e delle risorse del Fondo sociale europeo, il congelamento della decisione. Il contributo Fse arriverà in cambio delle attività didattiche che i ricercatori di Collurania si sono impegnati a svolgere nelle scuole superiori abruzzesi. Do ut des. Ma il rischio di chiusura è acqua passata. Buonanno si rilassa e noi ne approfittiamo per cogliere (dello scienziato) un’intervista-ritratto.
L’arte che tramuta i pastori in cowboys
Ama gli angoli nascosti della montagna abruzzese, che ha girato in lungo e in largo a caccia di inquadrature. E ama soprattutto i personaggi che vi abitano, i quali nel suo obiettivo appaiono più simili a cowboys americani che a pastori italiani. Ritratti che sembrano dipinti e che l’”Hasselblad Bulletin”, la rivista online della più importante azienda mondiale di macchine fotografiche d’alta qualità, ha deciso di pubblicare nell’ultimo numero. Un bel riconoscimento per Maurizio Anselmi, il fotografo artista che più di tutti conosce paesaggi e gente del Gran Sasso. Per lavoro e per passione. Due elementi che costellano una lunga carriera svolta con dedizione cercando (e riuscendo nell’intento) di stare alla larga da matrimoni e cerimonie, l’attività che di solito i fotografi di professione svolgono per necessità.
Ruzzo, la (im)possibile missione di Forlini
Ruzzo missione impossibile? A guardare i bilanci, che segnano un passivo di 95 milioni di euro, chiunque sarebbe tentato dall’idea di desistere dall’impresa. Non sembra invece spaventato Antonio Forlini, manager di lungo corso all’Amadori (dove ha la responsabilità di alcuni settori strategici e la gestione di tutto il personale, circa settemila dipendenti) e neo presidente della Ruzzo Reti da qualche settimana. L’idea di partenza è che la Ruzzo, fin quando si occupava solo di distribuzione idrica, era un’azienda sana con un surplus finanziario. Poi le cose sono cambiate. L’aver ereditato dai Comuni la gestione dei depuratori e della rete fognaria ha costretto l’azienda ad effettuare investimenti superiori alle disponibilità del momento.
«La musica, la mia favolosa ossessione»
Luca D’Alberto è un artista sorprendente. La sorpresa sta nel trovarlo sempre al fianco di grandi personaggi in vari campi, dal teatro alla danza o alla musica rock, senza vederne modificati negli anni né il carattere (fondamentalmente timido) né l’approccio alle cose che gli accadono intorno (allegro e spensierato, come sempre). L’espressione e i modi da eterno fanciullo, però, tradiscono le doti e il talento di un musicista colto, sensibile e raffinato. Ecco la sua (sorprendente) intervista-ritratto.
Luca D’Alberto, quando e come ha iniziato a suonare e perché?
«Ho iniziato da piccolissimo perché nella mia famiglia ci sono due meravigliose musiciste: mia madre e mia sorella. Ascoltandole suonare, chiesi di iniziare lo studio di uno strumento e scelsi la viola e il violino. Gli strumenti ad arco mi hanno sempre appassionato. Mi sono avvicinato anche alla Violectra 6 corde».
Un chitarrista teramano tra i grandi del blues
Non sono molti i chitarristi italiani che possono dire di aver suonato con leggende del blues come Bob Stroger, Willie “Big Eyes” Smith (il batterista di Muddy Waters), Jimmy Burns o J.W. Williams. Lui, Luca Giordano, abruzzese doc, a soli 33 anni può dirlo forte anche se la sua fama ha percorso più rapidamente il circuito dei locali e dei festival statunitensi che la sua provincia di nascita, ciò che lui stesso chiama il “nido”: Teramo. Chi l’avrebbe mai detto che questo ragazzo mingherlino e con la barba un po’ incolta, sempre sorridente ma fondamentalmente timido, sarebbe diventato un punto di riferimento, almeno negli States, tra i fedeli della musica nera per antonomasia, la cosiddetta “musica del diavolo”, il blues. Pazienza, in attesa che la sua città se ne accorga e gli conceda gli onori che merita (a proposito, il suo prossimo concerto a Teramo è fissato per il 1° dicembre, insieme al noto armonicista Marco Pandolfi), vi forniamo un suo gradevole ritratto.