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Chiarini, 120 opere d’avanguardia
Sono oltre 120 le opere di Alberto Chiarini in mostra per la prima antologica con cui la città di Teramo rende omaggio all’artista teramano scomparso prematuramente 26 anni fa. Un vero e proprio racconto attraverso dipinti, grafiche e immagini provenienti da istituzioni, collezioni private e dalla stessa famiglia, che raccoglie per intero l’intenso percorso artistico ed umano di Chiarini: dalle prime originali sperimentazioni durante il periodo dell’Accademia delle Belle Arti, a Roma, al sodalizio artistico con Guido Montauti e l’avanguardia del gruppo “Il Pastore Bianco” negli anni Sessanta fino al realismo lirico della maturità. L’antologica “Alberto Chiarini (1958-1988)”, presentata questa mattina in anteprima alla stampa, sarà inaugurata al pubblico alle 18.30 e resterà aperta fino al 25 gennaio 2015 negli spazi della Pinacoteca Civica di Teramo (viale G. Bovio) che, per l’occasione, sarà interamente dedicata alle opere dell’artista.
Teramo rende omaggio all’arte di Alberto Chiarini
Circa cento opere di Alberto Chiarini per la prima mostra antologica che rende omaggio al pittore e artista teramano scomparso prematuramente 26 anni fa. L’esposizione – in tutto circa 60 dipinti e 40 grafiche provenienti da istituzioni, collezioni private e dalla famiglia Chiarini – è promossa dall’associazione culturale “Il Prato Bianco” e racconta per intero il percorso artistico e umano di Chiarini: le prime sperimentazioni dopo l’Accademia di Belle Arti di Roma, il sodalizio artistico con Guido Montauti e l’avanguardia del gruppo “Il pastore bianco” negli anni Sessanta, fino all’evoluzione neosurrealista della maturità. L’antologica Alberto Chiarini (1965-1988) resterà aperta al pubblico dal 6 dicembre fino al 25 gennaio 2015 e sarà ospitata negli spazi della Pinacoteca Civica di Teramo, in viale Bovio.
Chiarini, dall’Uomo Fiammifero al film con Cerami
Il regista? «È la lente deformante attraverso cui vedere la realtà. Partendo dalla realtà e tornando alla realtà». La definizione è del regista teramano Marco Chiarini, che incontriamo in un caldissimo pomeriggio di inizio luglio. Bastano pochi minuti, mentre sorseggiamo un caffè, per capovolgere le parti: è lui che cerca di intervistarmi. Fatico non poco per cercare di divincolarmi dal fuoco di fila delle domande. Marco soffre di una curiosità (nei confronti della realtà che lo circonda) superiore a quella di qualsiasi cronista. La stessa curiosità che lo ha portato a girare un lungometraggio come “L’Uomo Fiammifero”, che qualche anno fa ha ottenuto due nomination ai David di Donatello come miglior opera prima e per i migliori effetti speciali visivi. Un film che è autentica poesia.