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«La musica, la mia favolosa ossessione»
Luca D’Alberto è un artista sorprendente. La sorpresa sta nel trovarlo sempre al fianco di grandi personaggi in vari campi, dal teatro alla danza o alla musica rock, senza vederne modificati negli anni né il carattere (fondamentalmente timido) né l’approccio alle cose che gli accadono intorno (allegro e spensierato, come sempre). L’espressione e i modi da eterno fanciullo, però, tradiscono le doti e il talento di un musicista colto, sensibile e raffinato. Ecco la sua (sorprendente) intervista-ritratto.
Luca D’Alberto, quando e come ha iniziato a suonare e perché?
«Ho iniziato da piccolissimo perché nella mia famiglia ci sono due meravigliose musiciste: mia madre e mia sorella. Ascoltandole suonare, chiesi di iniziare lo studio di uno strumento e scelsi la viola e il violino. Gli strumenti ad arco mi hanno sempre appassionato. Mi sono avvicinato anche alla Violectra 6 corde».
Progetto Oblivion, dove la luce incontra la materia
Tre installazioni audiovisive, nate dall’integrazione di luce e materia, dove la perfezione della luce colpisce l’imperfezione della materia lasciandosene modellare. Si parte da qui per provare a descrivere “Oblivion”. Il collettivo artistico formato da Giustino Di Gregorio, Manuela Cappucci, Claudio Pilotti, Pierluigi Filipponi e Luca D’Alberto prosegue infatti il proprio percorso artistico con una nuova iniziativa.
Una “visione” fatta di proiezioni minimali, linee e cerchi che seguono il ritmo di una narrazione indefinibile su superfici ed elementi tridimensionali bianchi, solcati, corrosi. Suoni evocativi, indefinibili anch’essi, che incontrano le proiezioni minimali, come ricordi che si rincorrono.