Archivio per la parola chiave ‘teramo’
L’arte che tramuta i pastori in cowboys
Ama gli angoli nascosti della montagna abruzzese, che ha girato in lungo e in largo a caccia di inquadrature. E ama soprattutto i personaggi che vi abitano, i quali nel suo obiettivo appaiono più simili a cowboys americani che a pastori italiani. Ritratti che sembrano dipinti e che l’”Hasselblad Bulletin”, la rivista online della più importante azienda mondiale di macchine fotografiche d’alta qualità, ha deciso di pubblicare nell’ultimo numero. Un bel riconoscimento per Maurizio Anselmi, il fotografo artista che più di tutti conosce paesaggi e gente del Gran Sasso. Per lavoro e per passione. Due elementi che costellano una lunga carriera svolta con dedizione cercando (e riuscendo nell’intento) di stare alla larga da matrimoni e cerimonie, l’attività che di solito i fotografi di professione svolgono per necessità.
Ruzzo, la (im)possibile missione di Forlini
Ruzzo missione impossibile? A guardare i bilanci, che segnano un passivo di 95 milioni di euro, chiunque sarebbe tentato dall’idea di desistere dall’impresa. Non sembra invece spaventato Antonio Forlini, manager di lungo corso all’Amadori (dove ha la responsabilità di alcuni settori strategici e la gestione di tutto il personale, circa settemila dipendenti) e neo presidente della Ruzzo Reti da qualche settimana. L’idea di partenza è che la Ruzzo, fin quando si occupava solo di distribuzione idrica, era un’azienda sana con un surplus finanziario. Poi le cose sono cambiate. L’aver ereditato dai Comuni la gestione dei depuratori e della rete fognaria ha costretto l’azienda ad effettuare investimenti superiori alle disponibilità del momento.
Sagaria, luce della pittura e ombre dell’inquietudine
Luce e tenebra sono i termini più esemplificativi del percorso umano di Norberto Sagaria (in mostra alla Pinacoteca civica di Teramo fino a lunedì 4 novembre, ndr). La luce è indubbiamente la cifra linguistica della sua pittura. Esordisce grazie all’apprendistato svolto presso la Scuola comunale del disegno en plein air, con il paesaggista Gennaro Della Monica, dipingendo in campagna pascoli e vedute del maestoso Gran Sasso soprattutto all’alba; e studiando le rifrangenze dell’illuminazione aurorale sugli elementi romanico-gotici della Cattedrale di Teramo.
«La musica, la mia favolosa ossessione»
Luca D’Alberto è un artista sorprendente. La sorpresa sta nel trovarlo sempre al fianco di grandi personaggi in vari campi, dal teatro alla danza o alla musica rock, senza vederne modificati negli anni né il carattere (fondamentalmente timido) né l’approccio alle cose che gli accadono intorno (allegro e spensierato, come sempre). L’espressione e i modi da eterno fanciullo, però, tradiscono le doti e il talento di un musicista colto, sensibile e raffinato. Ecco la sua (sorprendente) intervista-ritratto.
Luca D’Alberto, quando e come ha iniziato a suonare e perché?
«Ho iniziato da piccolissimo perché nella mia famiglia ci sono due meravigliose musiciste: mia madre e mia sorella. Ascoltandole suonare, chiesi di iniziare lo studio di uno strumento e scelsi la viola e il violino. Gli strumenti ad arco mi hanno sempre appassionato. Mi sono avvicinato anche alla Violectra 6 corde».
Un chitarrista teramano tra i grandi del blues
Non sono molti i chitarristi italiani che possono dire di aver suonato con leggende del blues come Bob Stroger, Willie “Big Eyes” Smith (il batterista di Muddy Waters), Jimmy Burns o J.W. Williams. Lui, Luca Giordano, abruzzese doc, a soli 33 anni può dirlo forte anche se la sua fama ha percorso più rapidamente il circuito dei locali e dei festival statunitensi che la sua provincia di nascita, ciò che lui stesso chiama il “nido”: Teramo. Chi l’avrebbe mai detto che questo ragazzo mingherlino e con la barba un po’ incolta, sempre sorridente ma fondamentalmente timido, sarebbe diventato un punto di riferimento, almeno negli States, tra i fedeli della musica nera per antonomasia, la cosiddetta “musica del diavolo”, il blues. Pazienza, in attesa che la sua città se ne accorga e gli conceda gli onori che merita (a proposito, il suo prossimo concerto a Teramo è fissato per il 1° dicembre, insieme al noto armonicista Marco Pandolfi), vi forniamo un suo gradevole ritratto.
Un pittore che ama il pastello e odia le cornici
Marino Melarangelo è un pittore che apprezzo molto e che avrei voluto intervistare da tempo. Mi pento di non averlo fatto prima perché, solo ora, ho avuto la possibilità di scoprire un artista profondo, consapevole, alla continua ricerca di sé. Ho anche visitato il suo studio, dove l’arte di famiglia trasuda da ogni angolo, e ammirato i suoi lavori. Che mettono al bando i colori e danno spazio solo alla miscela di bianco e nero. La sua pittura, originalissima, è puro sogno ma non potrebbe fare a meno della realtà da cui sempre prende spunto.
Fratello e sorella prendono i voti insieme
Le ha tagliato i capelli con dolcezza, come soltanto una persona cara sa fare. Lei ha accolto quel gesto con un sorriso riconoscente e ha iniziato felice il suo nuovo cammino. La cerimonia solenne, seguita da parecchi sguardi (quelli di parenti e amici commossi ma anche di alcuni curiosi) e illuminata dai flash di chi immortalava il singolare evento, si è svolta domenica all’interno del Duomo di Teramo. Qui Giuseppe e Concetta Altizii, fratello e sorella, 33 anni e un passato da studente di ingegneria lui, 31 anni e una laurea in Scienze della Formazione nel cassetto lei, hanno preso i voti insieme, nella città dove sono nati e cresciuti e dove, quasi quindici anni fa, hanno ricevuto la «chiamata». Da allora un lungo percorso di fede culminato nella decisione di diventare rispettivamente frate francescano e clarissa. Un destino analogo a quello di un illustre santo, San Berardo, patrono della città, e di Santa Colomba, anche loro fratello e sorella.
Teramo, il grazie di Gabrielli ai volontari
«Se il volontariato di protezione civile non ci fosse, dovremmo inventarlo… Gli oltre ottocentomila volontari sono uomini e donne che, gratuitamente e generosamente, mettono tempo, energie e conoscenze a disposizione della propria comunità. La loro forza risiede, oltre che nella gratuità, nella formazione e nella preparazione costante e continua: ogni giorno, con passione e impegno, contribuiscono a migliorare la vita di tutti». Sono alcuni dei passaggi più significativi del lungo messaggio che Franco Gabrielli, capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, ha inviato ai volontari teramani in occasione del Premio Volontariato in programma domani. L’intervento è stato pubblicato integralmente da “Cuore volontario”, magazine del CSV di Teramo, che ha dedicato alle associazioni teramane di protezione civile un numero speciale che sarà distribuito in occasione della manifestazione.
Il fumettista italiano che fa impazzire i francesi
C’è chi lo descrive come il nuovo Manara (di cui peraltro è amico) ma lui, Adriano De Vincentiis, disegnatore teramano molto apprezzato in Francia e in altri Paesi oltre che nel circuito di appassionati nostrani, rifiuta le etichette. Di certo si può dire che la sua matita riesce a incantare al pari di quella del grande artista a cui qualcuno lo vorrebbe accostare. De Vincentiis, che viene dallo stesso liceo (artistico) teramano in cui si sono fatti le ossa altri talenti della sua generazione (vedi Cristiano Donzelli o Carmine Di Giandomenico) è uno che riflette molto prima di pensare e non dà mai risposte scontate. Definirlo un anticonformista sarebbe riduttivo. Lasciamo che siano le sue stesse parole a fornircene il ritratto.
La regina dei pattini che ha fatto sognare l’Italia
Il suo sorriso e la sua ironia nascondono una tenacia e una capacità di autocontrollo che in pochi, nella storia dello sport, hanno saputo dimostrare. Lei, Raffaella Del Vinaccio, la pluricampionessa del mondo di pattinaggio artistico su rotelle che ha regalato all’Abruzzo e all’Italia, tra gli anni Ottanta e i Novanta, i massimi riconoscimenti assegnati a questa disciplina (l’ideale erede oggi è Debora Sbei, anche lei abruzzese), aveva forse questo di spettacolare: in gara non perdeva mai il controllo. Provate a cercare qualche video delle sue esibizioni e vi accorgerete, anche con occhi inesperti, che “Raffa” (così la chiamavano tutti) era assolutamente perfetta. Questione di allenamento, dice lei. Questione di talento, diciamo noi, e di una forza straordinaria che ha portato una ragazza teramana a strappare agli americani il dominio prima incontrastato nella specialità.