Archivio per la parola chiave ‘terremoto’
«Dell’Aquila non importa a nessuno, via il tricolore»
«Qui stiamo letteralmente crepando ma dell’Aquila non frega niente a nessuno». Parole del sindaco, Massimo Cialente, il quale lunedì ha annunciato di voler rispedire la fascia da primo cittadino al presidente della Repubblica e di aver ordinato a una squadra di operai dell’ente di rimuovere le bandiere tricolori da tutti gli edifici del Comune. Scuole comprese. Perché, ha detto nel corso di una conferenza stampa, lo Stato ha abbandonato L’Aquila.
Uno «Stato assolutamente insensibile, privo di solidarietà e del senso stesso dell’emergenza che stiamo vivendo, una disperazione che non finisce mai». Parole dure, come quelle messe nero su bianco nella lettera che lo stesso Cialente, con il sostegno dell’intera giunta, ha inviato al Capo dello Stato, al presidente del consiglio Enrico Letta e ai ministri interessati.
Il sisma e i bambini. «Vorrei ricostruire Tempera…»
Un video per raccontare come i bambini aquilani sognano il loro futuro, cosa pensano della loro città e del terremoto che l’ha distrutta quattro anni fa, come giudicano l’informazione dei media al riguardo. Lo ha realizzato e diffuso in questi giorni il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) Abruzzo. S’intitola «I cartoni mi piacciono di più» e contiene una serie di interviste agli alunni delle scuole elementari Galileo Galilei di Paganica e di Capitignano, due delle frazioni dell’Aquila più colpite dal sisma.
Il video è nato da un’idea del presidente del Corecom Abruzzo Filippo Lucci ed è stato realizzato dal regista Marco Chiarini con la produzione tecnica di Riccardo Del Palazzo (Dmen). I bambini ricordano quei momenti terribili ma immaginano un futuro diverso. «Il mio sogno è diventare surfista», «Io vorrei fare il cantante», «Io voglio pattinare». Sembrano dichiarazioni simili a quelle che farebbero a quell’età tutti i bambini…
Casa dello studente, condannati quattro tecnici
«È stata fatta giustizia. Il processo ha accertato che il crollo è avvenuto a causa di una colpa umana e non per il terremoto. Oggi sappiamo che la responsabilità è di chi non ha saputo tutelare gli studenti ospitati nell’edificio». È il commento dell’avvocato Wania Della Vigna, legale di quattro dei ragazzi sopravvissuti al crollo della Casa dello studente, in via XX Settembre, a l’Aquila, uno dei luoghi-simbolo della maxi-inchiesta sul terremoto del 6 aprile 2009, dopo la lettura della sentenza che ha inflitto per quei fatti tre condanne a quattro anni di reclusione e una condanna a due anni e sei mesi.
È stato questo il verdetto emesso dal Gup del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, per il crollo dell’edificio che causò la morte di otto ragazzi e il ferimento di altri 19.
L’Aquila, isolatori sismici irregolari nelle new town
Le 19 new town del progetto CASE, assegnate dalla Protezione civile alle famiglie aquilane dopo il sisma del 6 aprile 2009, non sarebbero a prova di terremoto. Una perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari Marco Billi ha infatti rilevato irregolarità negli isolatori antisismici installati sotto le piastre di cemento armato delle abitazioni. I problemi sono emersi dopo le prove, effettuate nei laboratori di Torino, Alessandria e San Diego (California), su nove isolatori campione. Uno di questi, durante i test, si è addirittura rotto.
La perizia, curata dall’ingegner Alessandro De Stefano del Politecnico di Torino, è stata disposta nell’ambito dell’inchiesta della Procura aquilana che attualmente vede indagate sei persone per turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.
Rivivere l’incubo del terremoto a Modena
Vivere due volte l’incubo terremoto. Fuggire dallo strazio dell’Aquila e ritrovarselo a Modena. È accaduto a una giovane coppia di abruzzesi di 36 anni, Marco e Gabriella, lui impiegato precario nella pubblica amministrazione e lei lavoratrice occasionale. Dopo essere scampati al sisma del 6 aprile 2009, avevano deciso di ricominciare trasferendosi in provincia di Modena, un anno fa, insieme ai loro due bambini, ora di cinque e due anni.
La scossa li ha svegliati di nuovo, questa notte come quella notte. Fortunatamente non hanno riportato danni e stanno bene, ma la paura è stata tanta. Hanno rivissuto gli stessi momenti di terrore. Uno dei primi pensieri è andato al figlio più grande, costretto a ricordare già due devastanti terremoti. Entrambi studenti, Marco e Gabriella si sono conosciuti e innamorati all’università dell’Aquila, dove lui abitava.
Il terremotato senza casa perchè single
Abitare in una baracca può voler dire vivere all’inferno se la baracca misura appena otto metri quadrati ed è priva di servizi igienici, energia elettrica e riscaldamento. Ne sa qualcosa Renzo Gambaro, 67 anni, manovale in pensione e agricoltore per passione. Dal 6 aprile 2009, quando la sua Paganica (una delle frazioni più colpite dal terremoto dell’Aquila) fu scossa dalle viscere, quest’uomo accogliente e sorridente non si è mai arreso né ha mai pensato di abbandonare il luogo dove è cresciuto in cambio dei comfort di un anonimo albergo sulla costa. Da due anni vive, appunto, in una baracca. A circa 800 metri di altezza e ad un chilometro dal centro, semidistrutto e in parte ancora pericolante. In attesa di una sistemazione vera, che si tratti di Map o progetto Case non importa.
Caduta massi a Pietracamela, il sindaco: «Aiutateci»
Vivere con l’incubo del masso. Vivere sotto il masso in bilico. Non deve essere facile per i “pretaroli”, i pochi residenti effettivi nel comune di Pietracamela, uno dei “borghi più belli d’Italia”, essere ostaggio del rischio idrogeologico. Rischio che attanaglia il paese da sempre, è vero, ma che ha punte di criticità (e paura) solo da pochi mesi.
Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, che in parte ha danneggiato gravemente questo affascinante comune ai piedi del Gran Sasso (si trova a pochi chilometri dalle piste da sci dei Prati di Tivo), la situazione è peggiorata: due mesi fa è crollato un intero costone di roccia del volume di 10mila metri cubi dalla parete di Capo Le Vene, che sovrasta l’abitato insieme al caratteristico masso da cui Pietracamela prende con ogni probabilità il nome.
«Gli italiani non dimenticheranno L’Aquila»
«Gli aquilani non devono avere paura di essere dimenticati perché per fortuna la coscienza civica del nostro paese e degli italiani non è al di sotto del dovere del ricordo e della vicinanza».
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a L’Aquila dove ha partecipato alla messa in ricordo delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio.
«Occhi aperti sulla tragedia dell’Aquila»
Gli organi di informazione devono continuare ad avere gli occhi aperti sulla tragedia dell’Aquila, una città ancora tutta da ricostruire, evitando di trasformare le macerie in un set.
È il monito che la Federazione Italiana della Stampa lancia alla vigilia del secondo anniversario del terremoto del 6 aprile 2009 che causò 309 morti, circa duemila feriti, e distrusse l’economia e il patrimonio architettonico dell’Aquila e di altri 53 paesi.
«Ecco perché resto in Giappone»
Storieabruzzesi.it ha contattato via Facebook Enrico Pelillo, ingegnere teramano da dieci anni in Giappone, chiedendogli di raccontare la sua personale esperienza del devastante terremoto che ha colpito il Paese. Pelillo ha accettato di rispondere alle nostre domande. Il risultato è questa intervista che vi proponiamo integralmente.
Enrico, dov’eri quando è arrivata la scossa più forte?
«Ero a casa, lavorando al pc su alcuni documenti. Per intenderci, a Kobe, dove vivo, che è a circa 800 chilometri dall’epicentro, la scossa non si è nemmeno sentita. Però il sistema di allerta giapponese, tra i più efficienti al mondo, ha trasmesso la notizia del terremoto su tutti i canali tv e radio immediatamente (roba di secondi). Letta l’entità della scossa, ho capito immediatamente che si trattava di qualcosa di importante, non le solite ‘scossette’ cui ci si abitua da queste parti».