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La seconda vita di Leonardo
Leonardo Orsoli, 37 anni, occhi scuri, jeans, camicia e gilet celeste. Una vita, in apparenza come tante altre, ma in realtà no. Questa è la sua seconda vita, ricominciata quattro anni fa con un trapianto di rene. Leonardo fino a 7 anni era un bambino che giocava a pallone e si divertiva in cortile, ma un giorno, senza mai accusare alcun disturbo, si ammala ai reni. Si tratta di nefrite, una parola strana per un bimbo di sette anni che non ne capisce il significato.
Inizia così il tour in vari ospedali italiani e di lì a poco la sentenza «con lo sviluppo andrai incontro alla dialisi o al trapianto».
Il cuore di Fabrizio che batteva nel corpo di Fernando
Chi vive a Roseto conosce bene quel negozio in pieno centro dove trovi di tutto legato all’elettricità. E’ rimasto il “negozio di Fernando” anche se oggi, dopo la morte, è gestito dalla figlia Cristiana e dove incontri spesso la signora Natalina,la signora Orfini. Entra mentre inizio a parlare con Cristiana, chiede perché di quel block notes e quando scopre che sono lì per raccontare il primo trapianto di cuore ad un abruzzese, suo marito, cortesemente risponde ”Umbè io mi allontano, ho la tristezza nel cuore oggi. Mi ha appena chiamata la mamma di Fabrizio, ho parlato come sempre tanto con lei”.
Fabrizio è morto il 14 gennaio 1987. Così dice il certificato ma in realtà ha dato la vita a Fernando fino al 2006 giorno della morte del signor Orfini. Oggi grazie alle leggi, alla sensibilità personale, alla comunicazione è sicuramente meno complicato trovare un donatore di cuore . Ventitré anni fa era un’altra cosa. La medicina era indietro di due decenni, la mentalità anche. E allora quella mamma di Fabrizio, quella telefonata scambiata da ventitré anni con la signora Natalina assumono valore di storia pionieristica. Fernando Orfini esperto massimo di impianti elettrici da sempre cominciò a non sentirsi bene un decina di anni prima. “Aveva quarantacinque anni” ci dice la figlia Cristiana” per un po’ andò avanti con le medicine poi , lo ricordo benissimo era sempre più affaticato”.